LA BASILICA MAGGIORE (O "CHIESA NUOVA") DI OROPA

(Articolo pubblicato su La Nuova Provincia di Biella del 31.03.2012)

 

Quando rivolgiamo il pensiero a Oropa, la prima immagine che si presenta dinanzi ai nostri occhi è quasi sempre l’imponente mole della Chiesa Nuova: non crediamo di sbagliare affermando che essa costituisce l’emblema di Oropa, il degno coronamento di una millenaria storia di devozione religiosa.

 

Le fasi della sua costruzione, protrattasi per un lunghissimo arco temporale durante il quale a momenti di sincero entusiasmo se ne sono alternati altri in cui sembrava che l’opera fosse destinata a rimanere incompiuta, hanno cadenzato la vita dei biellesi per più di ottant’anni.

 

«Colle nuove costruzioni – affermava Domenico Vallino nel 1898, tredici anni dopo la posa della prima pietra – l’Ospizio verrà ad essere quasi raddoppiato in ampiezza, l’immane massa degli edifici sarà maestosamente dominata da un gran tempio severo e ardito» – e dopo aver illustrato le vicende che avevano portato alla scelta del progetto dell’architetto Galletti, aggiungeva: «Il pavimento del tempio, le cui fondazioni interne […] sono ora compiute, poserà a 1204 metri di altitudine e fra qualche lustro non vi sarà in tutte le alpi altresì perfetta, sì grandiosa opera costruttoria, non vi sarà altro luogo più frequentato, se gli Amministratori conserveranno sempre le attuali massime di giusta parsimonia, i medesimi principi di vera libertà, di giusto rispetto, di onesta concordia, per cui le grandi cose si compiono».

 

Nell’anno in cui Vallino scriveva i lavori a Oropa erano appena ripresi dopo un decennio caratterizzato da lenti progressi, dovuti in larga parte agli aspri contrasti sorti all’interno dell’Amministrazione del Santuario.

 

L’inizio del nuovo secolo coincise con un rinnovato fervore nell’opera di costruzione: l’obiettivo era completare la facciata e erigere la grande cupola in tempo per la quarta centenaria incoronazione della statua della Madonna, prevista per il 29 agosto 1920.

 

Il programma non fu però rispettato: il giorno della celebrazione la Chiesa Nuova si presentava con la facciata quasi ultimata ma con la grande cupola ancora in fase di progettazione.

 

L’Amministrazione, per far fronte all’enorme sforzo compiuto per finanziare i lavori e per risanare il proprio bilancio, fece ricorso ad un prestito, ribattezzato il "prestito Oropa"; nel 1925 vi fu una nuova emissione di obbligazioni, che però non ebbe successo, anche a causa delle vicende politiche che travagliavano la città di Biella (in particolare, la dura offensiva scatenata dai fascisti contro l’ala cattolica popolare).

 

I lavori subirono così un brusco arresto, accompagnato da forti critiche sulle possibilità di portare a compimento l’opera.

 

Scriveva alla fine degli anni Venti Mario Rosazza: «Fuori della cerchia degli edifici del Santuario si scorge una imponente mole di un edificio incompiuto e rozzo che accenna ad essere una Chiesa; avrebbe dovuto essere quella nuova, e forse le generazioni venture la condurranno a termine. Oggi condizioni di varia natura, economiche e tecniche hanno saggiamente indotta l’Amministrazione a soprassedere alla prosecuzione di lavori a quell’edificio inerenti, per dedicarsi a cose di più impellente necessità».

 

La caparbietà del canonico Pietro Angelo Boggio, delegato di parte capitolare all’interno dell’Amministrazione del Santuario, si rivelò decisiva per le sorti della Chiesa Nuova: nella seduta del 3 ottobre 1936 egli sostenne energicamente la necessità di rimetter mano al progetto, paventando i danni morali e materiali causati al Santuario dalla prolungata inattività.

 

Gino Sottochiesa diede del canonico Boggio il seguente ritratto: «[…] per ideare e per costruire questo monumento [la Chiesa Nuova] che rimarrà nei secoli quale meraviglioso signum di fede e di volontà operativa, fu necessario il concorso volonteroso e appassionato della mente e della mano dell’uomo […] Quest’uomo provvidenziale […] è lo stesso Rettore del Santuario; il Canonico Pietro Angelo Boggio: classica tempra di piemontese, biellese di Cossato, candida anima sacerdotale e spirito tetragono, per cui l’idea punta subito all’azione senza inciampi intermedi di stagnanti burocrazie».

 

La costruzione della cupola della rotonda maggiore, iniziata nel 1938, fu portata a compimento nel 1941: il 21 settembre di quell’anno il vescovo di Biella mons. Carlo Rossi, di fronte a una notevole folla di fedeli per nulla intimoriti dalle avverse condizioni meteorologiche, benedisse la croce posta sul cupolino della copertura.

 

Il giornale "il Biellese" azzardò un’ottimistica previsione: «Biella ha così posto l’ultima pietra al suo più grande monumento. La Madonna non sarà insensibile all’omaggio, tanto più se i Biellesi non si fermeranno lì. Il più è fatto. Resta a farsi il meno».

 

In realtà, molti anni dovevano ancora trascorrere prima che l’edificio potesse diventare la casa della statua della Beata Vergine.

 

(Leggi anche Il Santuario di Oropa

 

 

Galleria Fotografica

Le fotografie provengono dall'archivio Cesare Valerio, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella

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FONTI

  • Rosazza Mario, Il Santuario d’Oropa, A. Rizzoli, Milano 1929
  • Sottochiesa Gino, Il poema di Oropa: la nuova chiesa, N.A.V.E., Torino 1943
  • Trompetto Mario, Storia della Chiesa Nuova di Oropa, in l’Burnel, calendario della famiglia biellese, numero speciale per la consacrazione della Chiesa Nuova di Oropa, 1960
  • Vallino Domenico, Oropa secondo il progetto in costruzione, in Il Biellese, Sezione di Biella del Club Alpino Italiano, Biella 1898
  • il Biellese, bisettimanale cattolico
  • Eco del Santuario di Oropa