LA FONS VITAE (1936)

(Articolo pubblicato su La Nuova Provincia di Biella del 23.11.2011)

 

Mercoledì 17 giugno 1936.

 

In un pomeriggio assolato di inizio estate la città di Biella, completamente imbandierata, è in fermento: «Alle ore 16 i dintorni di Porta Torino presentano un altro magnifico colpo d’occhio. Una folla grandiosa si pigia attorno ai cordoni che tengono sgombro un largo spazio di fronte all’inauguranda fontana che è ricoperta di un grande velo cremisi. Nella tribuna riservata alle Autorità è un numeroso gruppo d’invitati. Il comm. Ettore Coda, Presidente della Società Acqua Potabile riceve gli invitati e dà le ultime disposizioni per l’inaugurazione».

 

Inizia così la descrizione che il cronista de "il Biellese" ha dato degli attimi che precedettero l’inaugurazione della monumentale fontana "Fons Vitae" posta all’inizio di viale Regina Margherita, l’odierno viale Matteotti.

 

La cornice in cui stava per svolgersi la cerimonia può sembrare un po’ troppo solenne: dopo tutto si trattava solo di una fontana, anche se di grande effetto scenico.

 

Il motivo di tanta trepidazione è chiarito però dalle frasi successive: «Puntualmente una staffetta annuncia l’arrivo del Principe. Uno scrosciante applauso si leva dalla folla. Il Principe seguito dalle maggiori Autorità arriva dinanzi alla fontana e sale alla tribuna tra le incessanti ovazioni della folla che si fanno ancora più alte quando S[ua] A[ltezza] R[eale] e I[mperiale] preme il bottone che apre l’acqua alla fontana mentre cade il velo che ne ricopre la parte monumentale».

 

 

Il giorno dell’inaugurazione della "Fons Vitae" coincise infatti con la visita ufficiale del principe ereditario Umberto di Savoia, figlio del re Vittorio Emanuele III.

 

Seguendo un programma molto serrato, il principe aveva appena visitato la nuova sede della Scuola Industriale “Quintino Sella” e dopo la cerimonia presso la fontana (la cui conclusione era prevista per le ore 16 e 15) era atteso al nuovo campo polisportivo intitolato al generale La Marmora: complimentatosi con i presenti per la bellezza dell’opera e ricevuti i saluti di rito, Umberto di Savoia «risale in automobile e fra grandi acclamazioni il corteo di macchine che segue l’automobile di S. A. fila velocemente lungo via Torino diretto al nuovo campo polisportivo».

 

Il racconto della visita del principe di Piemonte a Biella meriterebbe un articolo a sé ma qui intendiamo parlare solo della fontana, un elemento architettonico che è parte integrante della città di Biella e che ancora oggi affascina con i suoi giochi d’acqua.

 

 

Alla cerimonia di inaugurazione parteciparono tutte le autorità cittadine di Biella, compreso il vescovo mons. Giovanni Garigliano, il quale, accompagnato dal fedele cancelliere canonico Gianotti, impartì la sacra benedizione alla fontana. Voluta dalla Società Acqua Potabile del comm. Ettore Coda (che nel discorso pronunciato nel corso della cerimonia si disse «lieto di consegnare al Podestà di Biella questo canto delle nostre acque all’augusta presenza di S[ua] A[ltezza] R[eale] e I[mperiale] il Principe di Piemonte») la "Fons Vitae" era stata realizzata dalla ditta Fratelli Romano di Biella utilizzando granito della Balma, mentre l’impianto idraulico che garantiva la caduta dell’acqua “a stramazzi” era stato ideato dall’ingegnere Delpiano.

 

Il gruppo bronzeo posto sulla sommità della fontana era opera di Gino Piccioni, il quale, oltre ad essere un valente pittore specializzato nella realizzazione di paesaggi e ritratti, era dedito anche alla scultura; originario di Foligno, aveva da alcuni anni trasferito il suo studio a Biella (dove sarebbe morto nel 1941). Alcune sue opere scultoree adornano il cimitero cittadino e quello monumentale di Oropa.

 

Lo studioso biellese Giuseppe Cavallo, sulla rivista "Biella", ha affermato che «la prima idea attorno alla quale lavorò il Piccioni prevedeva una forma puramente e semplicemente decorativa senza un significato e un intendimento allegorico, elegante, poderosa e pulita ma nel contempo fredda e inerte. Al termine del suo lavoro l’artista, evidentemente non soddisfatto di sé, volle riprovare dando un tema profondo ed umano alla propria opera: l’esaltazione della famiglia nella sua funzione di fonte perpetua di vita per l’umanità».

 

 

Torniamo ora al racconto del bisettimanale cattolico: «Giocondi e festosi i due gruppi di putti della parte inferiore, solenne e intimo nello stesso tempo il gruppo bronzeo che sovrasta la fontana dandone un senso monumentale di esaltazione della famiglia […] Nulla è stato risparmiato perché l’opera d’arte riuscisse completa in tutti i suoi particolari. Molto bello l’impianto di illuminazione indiretta che di sera dà alla fontana la suggestività di una visione»; il cronista de “il Biellese” chiudeva così la parte dedicata alla “Fons Vitae” e passava poi ad illustrare le tappe successive della visita del principe Umberto.

 

 

Il resoconto sulla giornata biellese dell’erede al trono d’Italia pubblicato dal foglio cattolico era stato preceduto da quello apparso il 18 giugno sull’altro giornale presente a Biella in quegli anni, il bisettimanale fascista "Il Popolo Biellese" (tutti gli altri organi di stampa locali non allineati al fascismo erano stati progressivamente costretti a cessare le pubblicazioni).

 

Il giornale diretto da Vittorio Sella, a proposito dell’inaugurazione della "Fons Vitae", scelse uno stile ben più trionfalistico e magniloquente di quello usato dai cronisti de "il Biellese": «Opera artistica dello scultore Gino Piccioni la fontana testimonierà nel tempo un’altra superba realizzazione del Regime nella nostra città e cioè la costruzione del nuovo e grandioso acquedotto comunale», recitava la didascalia apposta sotto la fotografia che ritraeva la cerimonia di inaugurazione: il riferimento era alla risoluzione della disputa, che negli anni precedenti aveva opposto il comune di Biella a quelli dell’area limitrofa, sulla realizzazione di una nuova rete per l’approvvigionamento idrico cittadino.

 

Nel 1935 l’amministrazione comunale di Biella aveva stipulato una convenzione con la Società Acqua Potabile per garantire l’afflusso di acqua dalla valle dell’Elvo e nello stesso 1936 era stato realizzato nei pressi del Bottalino un serbatoio capace di contenere circa 4000 metri cubi d’acqua.

 

Nelle pagine interne del giornale si dava spazio ad un ancor più aulico commento: «Opera di abbellimento questa [la fontana, n.d.a.] che dona al viale già così suggestivo per il verde filare delle sue piante un aspetto di pittoresca imponenza. La fontana esulta col canto squittente, garrulo, spiegato, disteso, alto delle sue acque gioiose. Paiono anch’esse stordite d’entusiasmo e l’un l’altro gli zampilli sonori […] fan gara di altezza, di vezzosi prodigi, di squillante fantasia. La fontana canta. E nella sua chiara fresca voce è la voce delle nostre valli, da cui l’acqua giunge per dire a S[ua] Al[tezza] e a S[ua] E[eccellenza] il chiaro volto della gente biellese che ha i propositi cristallini e la volontà e la fede tersa come l’acqua delle sue montagne».

 

 

Nel numero di lunedì 22 giugno il "Popolo Biellese" pubblicò un articolo specificamente dedicato alla “Fons Vitae” in cui si sottolineava come il nuovo monumento attirasse la curiosità e incontrasse il favore della cittadinanza.

 

Vale la pena di riportarne i passi più significativi: «La grande fontana, inaugurata nella nostra città mercoledì scorso da Sua Altezza R. I. Umberto di Savoia, Principe di Piemonte, è un’opera indovinatissima che ha portato una nota viva e fresca all’aspetto di Biella. “Fons Vitae”: questo simbolo, per la nuova fontana, è stato scelto e realizzato felicemente nel nuovo monumento. L’esaltazione della Maternità ha trovato in Gino Piccioni un artista preparato per la trattazione di un soggetto sintetizzante l’umana poesia della vita […] Ottima l’architettura della fontana e ottima l’esecuzione in granito della Balma […] Le cascatelle d’acqua cadenti, in terse lastre scintillanti, di ripiano in ripiano, nella gran vasca circondata da aiuole fiorite, son come la viva espressione d’una fresca e limpida continuità, d’un fluire all’infinito della vita, di cui la Maternità è fonte sacra e perenne. Per tale monumento non potevasi, poi, scegliere migliore ambientazione. Gli ippocastani del viale Regina Margherita formano un naturale e suggestivo sfondo verde-scuro alla grande fontana che, in quel largo, in testa al viale, fra le due vie fiancali al viale stesso, è quasi chiaro annunzio, limpido come un sorriso sincero, che Biella offre al visitatore che vi accede dalla stazione. Semplicemente magnifico lo spettacolo notturno che offre la monumentale fontana nel fantasioso cader delle sue acque diventate, per effetti di luce, maliose cascate di gemme scintillanti. Questo monumento è una riuscitissima realizzazione, per cui viva è l’ammirazione della cittadinanza che si sente orgogliosa di possedere una tal opera d’arte».

 

 

Allargando la prospettiva della nostra breve ricerca sulla "Fons Vitae", dobbiamo far notare come il tono trionfalistico e celebrativo de "Il Popolo Biellese" esprimesse una reale situazione di elevato consenso nei confronti del regime fascista, che in quello scorcio di estate del 1936 poteva affiancare alle realizzazioni in ambito interno la vittoriosa conclusione della campagna in Etiopia (terminata il 5 maggio con l’annuncio dell’ingresso delle truppe italiane ad Addis Abeba).

 

L’avventura etiopica era iniziata nell’ottobre del 1935 all’insegna dei dubbi (anche da parte della base fascista) sull’opportunità di imbarcarsi in un’impresa il cui esito era tutt’altro che scontato: tuttavia, nel corso dei mesi, le notizie legate ai progressi militari e le sanzioni adottate contro l’Italia dalla Società delle Nazioni avevano prodotto una crescente esaltazione patriottica e nazionalistica, culminata nella proclamazione dell’Impero.

 

Anche la popolazione biellese aveva aderito a quello stato d’animo (basti ricordare l’imponente processione che si tenne nel novembre del 1935 ad Oropa, su iniziativa del vescovo Garigliano, per propiziare l’esito favorevole della guerra) e nel giugno del 1936 l’entusiasmo e l’orgoglio per il prestigio internazionale acquisito dall’Italia si accompagnavano alla soddisfazione per la realizzazione di nuove opere su tutto il territorio biellese.

 

 

Sono ormai trascorsi settancinque anni da quel pomeriggio di giugno, il numero dei protagonisti e delle comparse presenti quel giorno a Porta Torino si riduce con il trascorrere dl tempo, è mutato l'ambiente circostante: solo la "Fons Vitae" è rimasta la stessa e rinnova la memoria con il ritmico e riposante scorrere delle sue acque.

 

Chiudiamo con l'appropriato ed efficace giudizio dato sull'opera da Giuseppe Cavallo: «Anche se da molti discussa e criticata, la Fons Vitae è l'unica fontana di Biella che ha in sè i requisiti di stile e di misure per essere definita "monumentale" nel vero senso della parola».

 

 

Galleria Fotografica

Le fotografie provengono dall'archivio Cesare Valerio, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella

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FONTI        

 

  • Bocchietto Luisa, Coda Mario e Gavazzi Carlo, L'ALTRA OROPA. Guida al Cimitero Monumentale del Santuario  
  • Cavallo Giuseppe, Fontane di Biella, in rivista Biella, anno II, n° 3 marzo 1964
  • Comanducci  Mario Agostino, Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, Leonilde M. Patuzzi, Milano 1962
  • Donna Adriano, Ferraris Leo, Biella: immagini e cronaca di ieri, Tonso, Mosso S. Maria 1978
  • Il Popolo Biellese, bisettimanale del Fascio di Biella
  • il Biellese, bisettimanale cattolico