La nascita dell’Istituto Santa Caterina risale al 1831, anno in cui il consiglio di amministrazione dell’Orfanotrofio Ravetti, facendo propria un’idea del vescovo di Biella, mons. Placido Maria Tadini, il quale aveva auspicato la realizzazione di un educandato per fanciulle di «civile condizione», deliberò «l’istituzione di una scuola, che, come "rittiro S. Caterina", si aprì nel novembre 1832, completa di pensionato. Le studentesse avrebbero studiato religione, lettura, scrittura, aritmetica, lingua italiana e francese, principi di geografia, storia sacra e, su richiesta, musica e "gravicembalo"» (Enrica Mossone); diretto per più di settant’anni dalle Dame Inglesi, l’Istituto fu affidato alla cura delle Suore di San Giuseppe di Torino nel 1949.
Suor Clementina, Madre Superiora della comunità Giuseppina biellese, si dimostrò la più energica sostenitrice della necessità di realizzare una nuova sede più moderna e funzionale: «Nessuno come suor Clementina – scrisse "il Biellese" (26.11.1954) – […] ha messo in pratica attuazione l’alfieriano detto, fiduciosa nella Provvidenza, superando talora difficoltà da parer insormontabili».
La tenacia dell’arzilla suora originaria di Tavigliano («Ha novant’anni […] ma ne dimostra sì e no una settantina») fu premiata nel 1954, quando fu approvato in via definitiva il progetto inerente la costruzione dell’imponente complesso destinato ad ospitare la nuova sede dell’Istituto Magistrale: «Essa [suor Clementina] ha gettato le basi per la costruzione di quello che dovrà essere nel volgere di due anni uno dei più grandi e razionali istituti scolastici a convitto del Piemonte – e forse d’Italia – concepito secondo le tecniche edilizia e didattica le più recenti».
Commissionato ad uno dei più validi architetti biellesi, Federico Maggia, il progetto prevedeva la realizzazione di tre gruppi di fabbricati collegati tra loro da una galleria, all’interno dei quali avrebbero trovato posto quindici aule suddivise tra le classi elementari, medie e magistrali, la sala biblioteca e il museo-didattico, gli alloggi per le suore, due dormitori per le allieve (per un totale di 72 posti letto), la chiesa, una palestra e un ampio locale adibito a teatro.
L’area prescelta, un vasto terreno della superficie di 9000m², si affacciava su via Tripoli «vale a dire – commentò "Eco di Biella" (6.12.1954) – al di là della cintura di ferro [il tracciato ferroviario Biella – Santhià che all’epoca attraversava la zona sud della città]: […] Biella non bada a ostacoli e adagino adagino si estende su quei terreni vergini».
Domenica 5 dicembre 1954 ebbe luogo la solenne cerimonia della posa della prima pietra, alla quale presero parte i rappresentanti delle istituzioni cittadine e provinciali (i sindaci di Biella e di Vercelli, Blotto Baldo e Berzero, il prefetto De Bernart, il Procuratore della Repubblica Calvelli), il vescovo di Biella mons. Carlo Rossi, il Provveditore agli Studi prof. Toselli Colonna insieme ai presidi del Liceo Classico, prof. Negro, e dello Scientifico, prof. Chiastellaro; e soprattutto la Rev.ma Superiora Generale delle Suore Giuseppine, Madre Beniamina, con l’intero Consiglio Generale, la preside dell’Istituto Santa Caterina, suor Veceslaa Argenta, e tutte le suore della comunità Giuseppina di Biella, tra le quali ovviamente spiccava «l’ultra ottuagenaria Madre di S. Caterina, la taviglianese suor Clementina Tornati».
La cerimonia ebbe inizio intorno alle ore 16: «Soffiava domenica pomeriggio, impetuoso il vento: le bandiere infisse sugli svettanti pali ed accarezzate dal pallido sole, dicevano la gioia di cuori in festa» ("il Biellese", 07.12.1954).
I convenuti si disposero in cerchio attorno alla carrucola che reggeva il masso levigato proveniente dalle cave di serizzo di Oropa per assistere all’esibizione canora del coro dell’Istituto; seguì poi la lettura da parte di un’allieva di un «indirizzo di omaggio e di ossequio alle autorità e a quanti si [sentivano] affettuosamente vicini all’Istituto Santa Caterina che [compiva] il suo 123° anno di vita».
Durante il suo breve discorso, mons. Rossi espresse sincera ammirazione per l’iniziativa promossa dalle Suore Giuseppine, aggiungendo che «la Chiesa e la Patria aspettano dalle educande di S. Caterina il frutto di un lavoro e di una missione nobilmente e cristianamente intesi»; quindi il presule biellese benedì la pietra e impugnando «l’argentea cazzuola (quella stessa che servì il 5 maggio 1936 a S. E. Mons. Giovanni Garigliano […] per la posa della prima pietra della casa del Seminario di via Amendola)» depose un po’ di cemento, imitato nel gesto da Madre Beniamina, da Suor Costantina e dai sindaci di Biella e Vercelli.
Con la firma della pergamena attestante che l’Istituto sorgeva nel segno e sotto gli auspici dell’Anno Mariano ebbe termine la cerimonia, «mentre il coro delle allieve di Santa Caterina levava nel cielo che già s’imbruniva un cantico di fede e di gaudio che il vento portava lontano».
Poche settimane dopo presero il via i lavori di scavo delle fondamenta, che non mancarono di suscitare la curiosità dei passanti che transitavano nei pressi del cantiere: «[…] sui 9 mila metri quadrati di terreno su cui sorgerà l’Istituto – annotò "Eco di Biella" (31.01.1955) – […] si sono iniziati i lavori di scavo e la ditta che conduce i lavori ha messo in azione il grande trattore-escavatore per la rimozione della terra. Non pochi sono i curiosi che si fermano ad osservare la macchina in azione. Si tratta di un trattore a cingoli, di tipo americano e denominato "traxcavator" che, oltre a scavare, trasporta la terra nel punto voluto per lo scarico».
Il trasferimento delle suore e delle circa trecento allieve dell’Istituto nella nuova sede avvenne nell’ottobre del 1957, pochi giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico: «Le suore hanno abbandonato la vecchia casa di via Orfanotrofio – scrisse "il Biellese" sul numero del 12 dicembre – […] e si sono coraggiosamente trasferite circa tre mesi or sono in via Tripoli. Abbiamo detto coraggiosamente, poiché l’edificio nuovo era ancora in via di ultimazione ed in verità ancora oggi si lavora alacremente, per apportare le dovute rifiniture e per portare a termine alcuni servizi».
Pur accennando ai disagi derivanti da tale situazione, il giudizio che il giornale cattolico diede sul nuovo complesso fu comunque del tutto positivo: «Si tratta di una sede moderna per una scuola moderna, dove l’alunna può entrare all’età di quattro anni e seguire gli studi sino al diploma di maestra, a diciassette anni. Il vasto complesso può consentire questa unità di insegnamento. Esso è stato realizzato su progetto dell’arch. Maggia di Biella, dall’impresa Lanza, sotto la direzione dell’ing. Coticoni di Torino, grazie ai quali Biella può annoverare un lavoro esemplare nel campo dell’edilizia scolastica».
(Leggi anche L'Orfanotrofio Ravetti)
Le fotografie provengono dall'archivio Lino Cremon, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella
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