IL MONUMENTO IN MEMORIA DEI MARTIRI DEL 4 GIUGNO 1944 (1953)

(Articolo pubblicato su La Nuova Provincia di Biella del 04.06.2014)

 

4 giugno 1944.

 

Sono trascorsi ormai più di settantacinque anni da quella tragica giornata di tarda primavera in cui ventun partigiani appartenenti ai distaccamenti "Caralli" e "Bixio", catturati qualche giorno prima nel corso del vasto rastrellamento messo in atto dai nazifascisti nell’area del bacino superiore dell’Elvo e sulla Serra, furono fucilati in piazza Q. Sella dai militi del 115° Battaglione M "Montebello".

 

Si trattò per Biella (che già nel dicembre ’43 aveva dovuto assistere alla fucilazione di sette ostaggi in piazza San Cassiano) della pagina più dolorosa della guerra civile combattuta tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1945.

 

 

Fin dall’immediato dopoguerra si pose il problema riguardante il modo più opportuno per onorare la memoria dei partigiani trucidati.

 

La soluzione inizialmente adottata consistette nel creare sul lato della piazza in cui era avvenuta la fucilazione uno spazio recintato, all’interno del quale furono collocati un pannello recante le fotografie dei Caduti e la lapide su cui erano incisi i loro nomi.

 

 

All’inizio degli anni Cinquanta l’amministrazione cittadina (allora guidata dal sindaco Mario Coda, comunista), sollecitata dalle associazioni partigiane e dai familiari delle vittime, si convinse dell’opportunità di dedicare un vero e proprio Sacrario al ricordo dei Caduti, non solo di piazza Q. Sella ma di tutta la guerra di Liberazione.

 

Nella primavera del 1951 il progetto del Sacrario dei Martiri della Libertà fu presentato in consiglio comunale: «Avanti allora – scrisse "il Biellese" (06.03.1951) – sul Progetto del Sacrario […] che dovrà sorgere, secondo il progetto, in un’aula della Scuola di Avviamento con ingresso dalla Piazza Martiri. Dentro, una statua di bronzo»; a proposito di quest’ultima, il giornale cattolico accennò alle perplessità che avevano accompagnato l’individuazione del soggetto da ritrarre: «È stata scelta dalle Madri dei Caduti: la figura di un morto con le mani legate in alto, appeso. Ma è cosa così povera (un vinto, pare, non un vincitore) che molti consiglieri insorgono: almeno si faccia qualcosa di più artistico, di più completo, anche se più costoso».

 

"Baita" (05.03.1951), organo della sezione provinciale dell’A.N.P.I., aggiunse in merito maggiori dettagli: «Tutti i consiglieri […] si dichiarano disposti ad approvare un aumento della spesa, preventivata in un milione e 200 mila lire, purché l’opera riesca degna della città. Al progetto originale di apporre una lapide a ricordo dei 22 Martiri, viene concordemente deciso di apportare una modificazione, per cui non solo la lapide, ma un bozzetto in marmo verrà messo a ricordare il sacrificio dei Martiri».

 

All’incirca un mese dopo (aprile 1951) fu reso noto il bando di concorso relativo alla costruzione del Sacrario.

 

Per quanto riguardava il locale, il testo precisava che sarebbe stato ricavato in un’aula «della Scuola Tecnica Industriale, al piano terreno, con ingresso dalla Piazza Martiri della Libertà, trasformando una delle finestre in porta»; che «le porte interne del locale [avrebbero dovuto] essere chiuse in muratura; [che] il radiatore ivi esistente, occorrendo [sarebbe stato] rimosso; [e che] la finestra a lato della porta [avrebbe potuto] essere chiusa e il soffitto, in rapporto alle esigenze dell’ambientazione, [sarebbe stato] ricoperto da qualsiasi plafonatura».

 

Oltre al progetto per il Sacrario, i partecipanti al concorso (aperto «a tutti gli artisti nati o residenti in Biella o nella regione biellese, o comunque legati con vincoli di sangue a famiglie biellesi») dovevano presentare un bozzetto relativo alla lapide da apporre sulla facciata dell’edificio «con motivo scultoreo a tema libero e coi nominativi dei ventidue Martiri».

 

Il primo classificato avrebbe ricevuto un premio di 100.000 Lire, mentre al secondo e al terzo sarebbe andata la somma di 30.000 Lire a guisa di rimborso spese; il giudizio era affidato ad un’apposita Commissione esaminatrice.

 

 

Alle fine di maggio del 1951 ebbero luogo le elezioni amministrative, che videro la vittoria a Biella del blocco formato da democristiani e rappresentanti dell’Unione Democratica (liberali, monarchici, socialdemocratici) e la successiva nomina a sindaco di Bruno Blotto Baldo.

 

La nuova amministrazione, a seguito del giudizio negativo sul Sacrario, motivato da argomenti di ordine pratico e estetico, espresso dalla Commissione tecnica sanitaria provinciale e dal Provveditorato agli Studi decise di ripiegare sulla sola realizzazione della lapide da collocare all’esterno della scuola.

 

Nel gennaio del 1952 la commissione giudicatrice (di cui facevano parte il sindaco Blotto Baldo, il rag. Sergio Colongo, l’arch. Nicola Mosso e i pittori Guido Mosca e Pippo Pozzi), individuò nello scultore Carmelo Cappello e nell’architetto Mario Sola i vincitori del concorso, affidando ad essi l’incarico di rivedere il progetto.

 

L’esame del nuovo bozzetto fu affrontato dal consiglio comunale nella seduta del 16 luglio 1952: «La lapide, alta circa 4 metri, sulla quale saranno incisi i nomi dei Caduti, è progettata in travertino romano e di fronte ad essa si erge un monumentino recante un bassorilievo sovrastato da una croce. Un suggestivo effetto di luci completa l’opera che sporge di circa un metro dalla facciata dell’edificio. Approvazione quasi generale: si astengono soltanto i consiglieri Frignani, Cucco e Aimone» ("Eco di Biella", 17.07.1952).

 

L’inaugurazione del monumento fu fissata per sabato 25 aprile 1953, ottavo anniversario della Liberazione.

 

 

La commemorazione ebbe inizio alle ore 9 con la funzione celebrata in Duomo da don Antonio Ferraris, il quale riservò «brevi parole di cristiano ricordo» alle vittime di piazza Q. Sella e di piazza San Cassiano.

 

Al termine della messa, le autorità cittadine e le rappresentanze dei reduci, delle famiglie dei Caduti e delle associazioni d’arma si spostarono a Palazzo Oropa, presso il quale era stato allestito un sobrio ricevimento; il sindaco Blotto Baldo rivolse ai presenti un breve discorso in cui esaltò «il valore degli ideali di libertà che il XXV Aprile sintetizza» ("Eco di Biella", 27.04.1953).

 

Si formò quindi un lungo corteo, aperto dalla banda Verdi, che percorse le vie della città fino ai Giardini Pubblici, dove furono deposte corone di alloro al monumento ai Caduti e a quello del 53°Rgt. Fanteria.

 

Risalendo via Italia, il corteo sostò in piazza San Cassiano rendendo onore alla memoria delle vittime del 22 dicembre 1943, poi raggiunse piazza Martiri dove era stato allestito il palco per le autorità e gli oratori e dove attendevano, mescolati al numeroso pubblico presente, i familiari dei ventidue Caduti: «Si sono viste – scrisse "il Biellese" (28.04.1953) – le madri di questi poveri giovani raccogliere dal tumulo posto nella piazza, un pugno di terra, per posarla sul giardinetto prospiciente la lapide. È stato, questo, un momento di intensa commozione».

 

Spettò al presidente provinciale dell’A.N.P.I. Bruno Salza "Mastrilli" (ex comandante partigiano) presentare l’oratore ufficiale, l’on. Piero Calamandrei, il quale aprì il suo discorso con un toccante accenno a quanto accaduto in quel luogo nove anni prima: «[…] in questa piazza, in questo momento, alita, come in quel giorno, il silenzio spasimante di quegli ultimi istanti, prima che il vento raccogliesse il crepitare dei mitra. […] vi sono attorno a noi 22 ombre vive, che ci guardano, ci interrogano, ci chiedono cosa abbiamo fatto del loro sacrificio».

 

L’orazione proseguì poi affrontando i temi generali della lotta di Liberazione e si concluse con l’invito «a potenziare le istituzioni repubblicane per salvaguardare la Resistenza e la Pace».

 

 

L’atto conclusivo della commemorazione si ebbe con la sacra benedizione che mons. Giuseppe Botta, Vicario Generale della diocesi e parroco del Duomo, impartì al nuovo monumento dedicato ai Caduti di piazza Martiri, dei quali meritano di essere ricordati i nomi:

 

Elio Baudrocco (di anni 19);

Franco Baudrocco (20);

Iginio Baudrocco (24);

Martino Piemonte Brua (24);

Angelo Chinotti (24);

Eustacchio Gubitosa (19);

Giovanni Cossavella (33);

Remo De Luca (18);

Raimondo Finotto (19);

Alfonso Guarneri (19);

Bogdan Gajdukivskji (19);

Luigi Locatto (19);

Vittorio Menaldo (17);

Giovanni Peretto (21);

Ilmo Peronetto (19);

Edile Prella (21);

Lodovico Rovaretto (21);

Nicolino Savio (19);

Pietro Valè (19);

Roberto Zanetto (19);

Carlo Zuffo (22);

Leonardo Baranzoni (di anni 19, fucilato su quella stessa piazza il 12 giugno 1944).

 

 

Galleria Fotografica

Le fotografie provengono dall'archivio Cesare Valerio, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella

(È vietata la riproduzione e la diffusione delle immagini senza la preventiva autorizzazione del titolare dei diritti).

 

 

FONTI

 

  • Biella: attività comunale 1951-1956, Tip. Ramella, Biella 1956
  • Eco di Biella, bisettimanale indipendente
  • il Biellese, bisettimanale cattolico
  • Baita, l'informatore alpino
  • Corriere Biellese, periodico socialista
  • Vita Nuova, organo della Federazione biellese del Partito comunista italiano