UN ALBERO PER OGNI CADUTO DELLA GRANDE GUERRA - IL PARCO DELLA RIMEMBRANZA DI CROCEMOSSO (1923)

(Articolo pubblicato su La Nuova Provincia di Biella del 30.05.2015)

 

Per l’Italia la Prima guerra mondiale terminò alle ore 15 del 4 novembre 1918, dopo che il giorno prima i delegati austriaci, ricevuti a Villa Giusti, avevano accettato di firmare il trattato di armistizio.

 

La prova a cui il paese era stato sottoposto nel triennio 1915-1918 si era rivelata durissima: alle sanguinose battaglie combattute sul fronte orientale e sull’arco alpino, aveva fatto seguito l’occupazione dello stesso territorio nazionale da parte delle truppe austro-ungariche dopo la rotta di Caporetto e solo attraverso un immane sforzo in campo militare, produttivo e sociale l’Italia era stata in grado di resistere, ponendo le basi per la riscossa.

 

Il prezzo pagato in termini di vite umane era stato tuttavia molto alto: da nord a sud, ogni città, ogni villaggio, ogni comunità piangeva i suoi morti, caduti in combattimento o periti nei campi di prigionia.

 

 

Gli anni del dopoguerra furono caratterizzati dalla volontà di perpetuare il ricordo dei Caduti: questa volontà (diffusa in tutto il Paese, anche perché rivestita di connotazioni prettamente politiche) trovò espressione nelle lapidi commemorative, nei monumenti e nei Parchi e Viali della Rimembranza: questi ultimi, affermano Giorgio Rochat e Mario Isnenghi, erano finalizzati «a una rielaborazione consolatoria della morte di massa, che, attutendo il trauma, [mantenesse] compresenti i morti ai vivi. […] Il soldato sconosciuto è uno e tutti ad un tempo; ma i parchi e i viali donano un nome e una pianta a ciascuno. E il luogo del ricordo non è un magniloquente e lontano monumento nella capitale; sono […] tanti piccoli o grandi giardini dei morti quanti sono i comuni italiani, ciascuno con tante giovani piante messe a dimora, quante ne occorrono perché a ciascun caduto sia dedicata nominativamente una, con la data di nascita e la data e il luogo di morte. […] La vitalità maggiore del linguaggio dei parchi e dei viali si esprime anche nel fatto che le giovani piante vengono affidate ai giovanissimi scolari del luogo».

 

A promuovere il progetto fu il sottosegretario alla Pubblica Istruzione del governo Mussolini, Dario Lupi (sostenuto dal ministro Giovanni Gentile), il quale nel dicembre del 1922 inviò ai Regi Provveditori agli Studi una circolare che invitava le scolaresche d’Italia a farsi «iniziatrici dell’attuazione di una idea noblissima e pietosa: quella di creare in ogni città, in ogni paese, in ogni borgata, la Strada o il Parco della Rimembranza. Per ogni caduto nella grande guerra, dovrà essere piantato un albero; gli alberi varieranno a seconda della regione, del clima, dell’altitudine. […] La strada o il Parco dovrà comprendere non meno di venti alberi […]»; in una nota successiva il sottosegretario passò ad illustrare minuziosamente i requisiti "tecnici" relativi ai Parchi e ai Viali della Rimembranza: «Lungo i lati delle vie […] si aprano alle dovute distanze (variabili secondo le specie di piante da allevarsi) tante buche di un metro in quadro, e profonde un metro»; a proposito dei tre regoli di legno (dipinti con i colori della bandiera nazionale) che dovevano costituire il riparo delle piantine, Lupi precisava che «quello colorato in bianco, alquanto più lungo degli altri due, [avrebbe dovuto] portare a 10 centimetri dall’estremità superiore una targhetta in ferro smaltato, con la dicitura IN MEMORIA DEL (grado, nome, cognome) CADUTO NELLA GRANDE GUERRA IL (data) A (nome della battaglia)»; e stilava infine un dettagliato elenco delle specie di piante da impiegarsi, suddivise per area geografica: dai pini, gli abeti e i cipressi nell’Italia Settentrionale, agli elci, i platani e i melangoli nel Meridione, passando per le acacie, gli eucalipti, i maggiociondoli nell’Italia centrale.

 

 

Le regioni che registrarono l’adesione più massiccia all’iniziativa furono il Veneto, la Lombardia e il Piemonte.

 

Nel Biellese furono diversi i Comuni che provvidero a dotarsi di un Parco o di un Viale della Rimembranza (tra quelli che invece ne rimasero privi ricordiamo Pavignano, Cossila San Grato, Cossila San Giovanni, Cossila Favaro; Riabella, Rialmosso, Quittengo e Rosazza nella Valle del Cervo; Callabiana, Veglio, Lessona, Ternengo, Valdengo e Massazza).

 

 

Il Comune di Crocemosso (che contava trentotto caduti nel conflitto mondiale) fu tra i primi ad aderire, istituendo un apposito comitato presieduto dal Commissario Prefettizio cav. Picco e di cui facevano parte il parroco, il corpo insegnante e alcune personalità di spicco del paese: «Già si è pensato all’impianto del Parco della Rimembranza – scriveva "il Biellese" sul numero del 27 febbraio 1923 – a ricordo dei trenta e più crocemossesi, caduti per la patria. Il magnifico viale che si stende dalla piazza della Chiesa al cimitero, ora fiancheggiato da filari di pioppi Canadensi, si presta egregiamente all’opera doverosa, né si potrebbe scegliere località migliore».

 

Ai primi di aprile i lavori di approntamento del nuovo viale erano ormai ultimati; la scelta di eliminare i pioppi sostituendoli con trentotto pianticelle di tiglio simmetricamente disposte, suscitò qualche critica che il giornale cattolico, diretto dall’energico don Giuseppe Rivetti, non mancò di riportare: «C’è chi osserva che le pianticelle potevano essere collocate tra i filari dei pioppi canadensi, già belli e prosperosi, piantati dieci anni sono, senza condannarli ad un’ecatombe prematura. Ma si capisce, accontentar tutti non è possibile, e poi ognuno ha i propri gusti. Del resto, cosa fatta capo ha. La spesa di un paio di migliaia lire verrà coperta con oblazioni raccolte» ("il Biellese", 06.04.1923).

 

Il costo complessivo per la realizzazione dell’opera ammontò a Lire 2.415.

 

 

L’inaugurazione del Viale della Rimembranza ebbe luogo nel pomeriggio di domenica 17 giugno 1923: «Alle 15, 30, dopo i vespri dei defunti, la vasta piazza della chiesa, le adiacenze, la casa comunale, i locali delle scuole, formicolavano, oltrechè della popolazione del paese, accorsa in massa, anche di gente intervenuta dai paesi circonvicini. La scolaresca di due asili e delle otto scuole comunali, accompagnati dai rispettivi insegnanti e dalle madrine delle bandiere, seguite dalle madri, dalle vedove e dalle famiglie dei caduti, dalle autorità e dalla fiumana degli intervenuti, adunavasi negli ampli ed ombrosi cortili delle scuole» ("il Biellese", 22.06.1923); erano inoltre presenti il maresciallo e i carabinieri di Vallemosso in alta uniforme, una rappresentanza di fascisti e una compagnia di premilitari «col loro caratteristico berretto rosso».

 

Aperta dalla benedizione impartita dal parroco alle bandiere delle associazioni cattoliche, la cerimonia proseguì con l’intervento dell’Ispettore scolastico Vianelli, incentrato sul significato della bandiera nazionale e sugli obblighi e i doveri ad essa connessi; si formò quindi il corteo che, dopo aver attraversato le vie del paese, raggiunse l’inaugurando Viale della Rimembranza, al principio del quale era stato collocato un «modesto monumento composto di un grosso macigno greggio del nostro granito locale», recante una lapide commemorativa.

 

Il sindaco e le altre autorità presero quindi posto sul palco, eretto per l’occasione, per assistere alla sacra benedizione: «[…] mentre l’acqua lustrale cade sulle piante e su quel mare di teste, gli scolari, accompagnati dalla musica, cantano la "Leggenda del Piave"».

 

Particolare commozione suscitò la lettura, da parte del maestro Abate, di una cartolina inviatagli dal fronte da un soldato crocemossese, suo ex alunno, pochi giorni prima di essere ucciso; dopo l’intervento del tenente Edoardo Moro, mutilato di guerra, il sindaco e alcuni assessori provvidero alla consegna dei brevetti, delle croci e delle medaglie d’oro «alle 25 Madri o vedove dei Caduti».

 

Spettò quindi all’assessore Scribante concludere la cerimonia, esprimendo l’augurio che in breve tempo potesse essere eretto anche un monumento a ricordo dei Caduti di Crocemosso: «La folla si dilegua, mentre le ultime note della musica, confuse alle voci dei fanciulli, si disperdono nell’aria. […] A notte, il paese ritornò alla consueta calma, mentre le lampade elettriche, illuminando il Viale della Rimembranza, pareva vegliassero, luci purissime, sui cari Caduti, su quanti credono in una medesima fede ed in una più radiosa speranza» ("il Biellese", 22.06.1923).

 

 

Galleria Fotografica

Le fotografie provengono dall'archivio Lino Cremon, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella

(È vietata la riproduzione e la diffusione delle immagini senza la preventiva autorizzazione del titolare dei diritti).

 

 

FONTI

 

  • Isnenghi M., Rochat G., La Grande Guerra 1915-1918, Il Mulino, Bologna 2008
  • Campagnolo Cristiano et al., Monumenti ai Caduti della prima guerra mondiale nel Biellese, Politecnico di Torino
  • Corriere Biellese, periodico socialista
  • il Biellese, bisettimanale cattolico
  • La Tribuna Biellese, giornale della città e del Circondario di Biella