UNA CHIESETTA PER LA MADONNA DELLA NEVE (1968)

(Articolo pubblicato su La Nuova Provincia di Biella del 21.02.2015)

 

Valsera è una piccola frazione del comune di Ternengo, adagiata lungo il versante boscoso che da Ronco digrada verso Valdengo.

 

L’origine del nome si ricollega con tutta probabilità alla presenza (o al passaggio) in questa zona dei Walser, popolazione di ceppo germanico che tra i secoli VIII e XIII d.C. abbandonò le terre natie per stabilirsi principalmente nell’alto Vallese, con puntate anche nell’Italia nord-occidentale (Valle d’Aosta e Piemonte).

 

 

A Valsera sorgeva un tempo un convento di monaci, che fungeva anche da residenza estiva dell’arcivescovo di Vercelli; e nei primi decenni del 1600 fu edificato qui, per lascito testamentario del sacerdote Eusebio Guelpa di Ternengo, un oratorio dedicato a San Carlo e Sant’Antonio di Padova: «Vi è la chiesa sotto il titolo di S. Carlo Borromeo e S. Antonio di Padova – recita la relazione parrocchiale del 1771 citata da don Delmo Lebole (Storia della Chiesa Biellese – La Pieve di Biella, vol.5) – in cui vi esistono le necessarie suppellettili sacre e li dovuti arredi per l’ornamento dell’Altare per la celebrazione delle Messe […] Ha il suo campanile…».

 

Le fonti attestano con sicurezza la sua presenza fino al 1830: «In seguito non si trovano altri documenti che lo ricordino. Abbandonato, cadde ben presto in rovina e verso la fine del secolo scorso fu demolito».

 

 

L’anima devozionale della piccola frazione, malgrado la scomparsa del convento prima, dell’oratorio poi, era comunque destinata a trovare nuovamente espressione intorno alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso, in un edificio che intendeva riunire in sé non solo lo spirito religioso ma anche l’innovazione in campo architettonico: la cappella della Madonna della Neve, conosciuta anche come Oratorio della Natività della Madonna, della cui realizzazione furono artefici principali il barone Amerigo Sagna e l’architetto biellese Nicola Mosso.

 

Amerigo Sagna, fondatore nel 1928 dell’omonima società specializzata nell'importazione e distribuzione di vini, liquori e distillati d'altissima qualità, pur essendo nativo di Castel di Sangro, intratteneva un rapporto affettivo e nostalgico con Ternengo, e in particolare con Valsera: la madre, Zeffida Guelpa, era infatti originaria del piccolo borgo e il giovane Amerigo, durante i turbolenti mesi che precedettero l’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale, era vissuto nella casa della zia a Valsera: «Il periodo trascorso nella frazione, legato a particolari vicende, fu sempre nella memoria del Barone Sagna che ha voluto ora, quasi per un’espressione di riconoscenza verso il luogo, che sorgesse un’opera duratura e concreta» ("il Biellese", 12.06.1964).

 

Le attenzioni del barone furono comunque rivolte all’intero paese di Ternengo, che beneficiò di importanti interventi finalizzati a renderlo più moderno e funzionale: il restauro della chiesa parrocchiale e della canonica, la realizzazione della piazza intitolata a don Delfino Guelpa e del bocciodromo.

 

 

È arduo tratteggiare in poche righe la figura di Nicola Mosso, data la molteplicità di progetti di cui è stato autore.

 

Nato a Graglia il 28 maggio 1899, conseguì nel 1923 il titolo di professore di disegno architettonico presso l’Accademia Albertina di Torino; aderì al "secondo futurismo" (movimento culturale sorto alla fine degli anni Venti su iniziativa di un gruppo di pittori, scultori, architetti, scrittori e intellettuali, a Torino, Firenze e Roma) che «per la storia dell’architettura segna il periodo della transizione dall’eclettismo di fine ’800 al razionalismo del "moderno" con riscontri evidenti anche in provincia» (Pier Enrico Seira, Un itinerario biellese di Nicola Mosso 1899-1987, in Studi e Ricerche sul Biellese, Bollettino DocBi 1992).

 

Non secondario nella carriera di Nicola Mosso fu il capitolo relativo alle architetture religiose.

 

Egli appartenne infatti a quella schiera di innovatori che tra la fine del secondo conflitto mondiale e il Concilio Vaticano II interpretarono in maniera differente rispetto al passato la realizzazione di edifici di culto, insistendo in particolare su «una decisa verticalizzazione dei grandi invasi spaziali delle navate principali, sviluppati nella prevalente tipologia longitudinale con o senza navate laterali; una modalità architettonica che coglie, nella presenza del divino, un carattere fondamentale dello spazio sacro» (Sandro Benedetti).

 

Gli esempi più significativi del ciclo religioso di Nicola Mosso rimangono la chiesa di Gesù Redentore a Torino (1954), quella di Moriondo di Moncalieri (1955) e infine la nuova chiesa parrocchiale di Pavignano (1966–67): sollecitato fin dal 1958 dal prevosto di Pavignano, don Pio Prina, a proporre un progetto, l’architetto Mosso elaborò quella che a giudizio di don Delmo Lebole «è da considerarsi una delle migliori chiese nuove, costruite nel Biellese […]. Ottima la sua ubicazione sull’accidentata conformazione del terreno, tra la casa canonica e l’antica chiesa parrocchiale». (D. Lebole, Storia della Chiesa biellese – La Pieve di Biella, vol.4).

 

 

L’idea di realizzare una chiesa a Valsera risale al 1963, quando il barone Sagna espresse per la prima volta «al rev. don Walter Botta il desiderio di offrire la cappella quale ricordo del suo soggiorno a Ternengo Biellese» (“Eco di Biella”, 04.08.1966); la stesura del progetto fu quindi affidata all’architetto Nicola Mosso, il quale si avvalse della collaborazione dell’ingegner Alberto Treves per quanto riguardava i cementi armati; dell’impresa geom. Enrico Vaglio per la costruzione; di Mario Taragni "Barba", maestro nella lavorazione del ferro battuto, per la realizzazione del campanile; e infine della ditta Guber per la fornitura del materiale ceramico dei pavimenti.

 

Avviati nella tarda primavera del 1964, i lavori di costruzione avrebbero dovuto essere ultimati per la fine di maggio dell’anno successivo: «La frazione Valsera – scriveva "il Biellese" del 12 giugno 1964 – avrà presto la sua Chiesetta. In questi giorni sono iniziati i lavori e la parte in cemento armato dovrebbe essere ultimata per la fine di ottobre. Si sospenderà quindi per l’inverno per dar modo alle parti in cemento di assestarsi, quindi si dovrebbe riprendere a primavera per terminare il 31 maggio. […] La chiesetta [che] sorgerà sul terreno donato dalla famiglia Camillo Guelpa […] si presenta a sezione triangolare, con il tetto cioè che giunge a terra e con la parte absidale più alta di quella frontale. Nessuna finestra, ma il vetro-cemento per dare luce ad una grande croce sul fondo. La capienza del tempietto sarà di cinquanta, sessanta persone […]. Molto originale il campanile che si presenta, nel progetto, come un palo, cavo all’interno per il passaggio della corda mentre in cima la campana è protetta da una copertura di linea in armonia con il resto della costruzione».

 

Il programma dei lavori, per cause che non siamo stati in grado di accertare, non riuscì ad essere rispettato e si dovette attendere l’estate del 1966 prima che l’opera fosse completata, per una spesa complessiva che si aggirava intorno ai dieci milioni di Lire (compresi l’arredamento, la campana e la progettata sistemazione a giardino dello spazio esterno).

 

L’obiettivo di realizzare un edificio originale e innovativo, e con un impatto economico contenuto, era stato quindi centrato: «La cappella contiene tutti gli elementi occorrenti: pronao, nave, presbiterio, sacrestia, campanile (comandato dalla sacrestia) […]. La superficie coperta è di circa mq. 104 ed il volume di mc. 420 circa. […] Spiritualmente l’edificio ricorda la "tenda" e le finestre dell’abside il cadere della neve che a va a posarsi al piede dell’altare rinnovando il suggestivo miracolo della "Madonna della Neve"» ("Eco di Biella", 04.08.1966).

 

 

Ormai ultimata, la piccola chiesa necessitava solo di ricevere la consacrazione da parte dell’autorità religiosa.

 

Ci vollero tuttavia altri due anni prima che ciò avvenisse: finalmente, sabato 15 giugno 1968 il vescovo di Biella mons. Carlo Rossi poté procedere alla sacra benedizione del nuovo tempio, sotto gli occhi compiaciuti del barone Amerigo Sagna, del parroco di Ternengo don Luigi Garzia e del vice parroco di Ronco don Giuseppe Fabbri, del sindaco Antonio Quaglino, dell’amministratore della chiesa Vittorio Sogno e della popolazione, «intervenuta numerosa, qualche centinaio di persone, anche dai paesi circostanti […].» ("il Biellese", 18.06.1968).

 


Galleria Fotografica

Le fotografie provengono dall'archivio Cesare Valerio, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella

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FONTI

  • Benedetti S., L’architettura delle chiese contemporanee. Il caso italiano, Jaca Book, Milano 2000
  • Lebole D., Storia della Chiesa biellese – La Pieve di Biella, vol.4, Unione Biellese, Biella 1987
    Lebole D., Storia della Chiesa Biellese – La Pieve di Biella, vol.5, Unione Biellese, Biella 1989
  • Torelli Cav. Lorella, Ternengo. Un piccolo paese adagiato sulle colline Biellesi
  • Eco di Biella, bisettimanale indipendente
  • il Biellese, bisettimanale cattolico