IL SANTUARIO DI OROPA

(Articolo pubblicato su La Nuova Provincia di Biella del 31.03.2012)

 

Nelle righe che seguono daremo alcuni rapidi cenni sulla storia del Santuario di Oropa.

 

La vastità e la complessità dell’argomento, che copre un arco temporale di più di 1600 anni, non ci consentono di fare qui approfondimenti su temi meritevoli di ben altra considerazione: come sempre, consigliamo quindi ai lettori interessati di soddisfare la propria curiosità attingendo alla monumentale bibliografia accumulatasi nei secoli.

 

 

La prima questione da affrontare è quella relativa all’origine del culto mariano a Oropa, che la tradizione fa risalire a Sant’Eusebio, vescovo di Vercelli dal 345 al 355 d. C.

 

Nel corso degli anni si è discusso a lungo se attribuire al santo originario della Sardegna l’erezione del Sacello e il trasferimento in esso della statua della Madonna: diverse sono state le ipotesi in merito, che hanno dato luogo anche ad accesi dibattiti.

 

La versione comunemente accettata (che risale alla metà degli anni Settanta del secolo scorso) attribuisce la costruzione del Sacello a S. Eusebio «ma non che questi v’abbia portato il S. Simulacro» (Mario Trompetto).

 

 

Sorvolando su tutta la parte riguardante le primigenie costruzioni religiose di Oropa e lo sviluppo compiuto dal Santuario sotto la guida del Capitolo della Cattedrale di Santo Stefano, che ne aveva assunto il governo nel 1463, ci occupiamo ora dell’epidemia di peste che investì Biella nel giugno del 1599 e durò fino ai primi mesi del 1600, mietendo quasi 500 vittime.

 

Per scongiurare il diffondersi dell’epidemia, nel luglio del 1599 i Consiglieri di Biella fecero un solenne voto alla Madonna di Oropa, impegnandosi a recarsi con il clero e i capi di casa in processione di ringraziamento fino al Santuario e a costruire presso la Chiesa di Oropa una cappella dedicata alla Beata Vergine e a San Rocco.

 

Soddisfatto il primo voto nell’agosto del 1600, il neo vescovo di Vercelli (della cui diocesi Biella faceva allora parte) mons. Giovanni Stefano Ferrero si oppose alla costruzione della cappella, optando invece per l’abbattimento della vecchia chiesa trecentesca e per l’edificazione di una nuova.

 

 

In realtà, malgrado le intenzioni del vescovo, non si procedette alla completa demolizione della costruzione risalente alla fine del XIII secolo bensì al suo ampliamento: sorse così la Basilica Antica.

 

Prendiamo a prestito le parole di Mario Trompetto per descrivere il progetto: «La maggior grandezza sarebbe risultata dall’incorporamento della galleria al fianco sud a farne la navatina di destra e dal crearne ex novo una sul fianco nord, la navata sinistra. La più elegante architettura sarebbe risultata dagli otto pilastri con le mezze colonne reggenti gli archi a tutto centro con i quali sostituire i fianchi della vecchia chiesa. La navata centrale – cioè il vano pari all’ampiezza della vecchia chiesa, sarebbe rimasta coperta dalla preesistente capriata con il proposito di costruire, quando sarebbe stato possibile, la grande volta. In più, la facciata».

 

Il progetto di quest’ultima fu affidato a padre Francesco Conti, frate appartenente al monastero della Consolata di Torino, che fu il primo architetto non biellese a lavorare presso il Santuario di Oropa (suoi furono anche i progetti delle Cappelle della vita della Madonna).

 

 

In occasione della prima incoronazione della statua della Beata Vergine (30 agosto 1620) convennero ad Oropa all’incirca 50.000 persone: Mario Trompetto, attingendo alla cronaca di Bassiano Gatti, ha scritto che la cosa «destò non poco stupore atteso il sito "montuoso e non molto capace di cotanta moltitudine"; si stimò "esservi meglio di duemila cavalli"; che però non si verificò alcun inconveniente e disordine "ogni cosa succedendo con gran tranquillità e quiete"».

 

Un così grande afflusso di pellegrini mise in luce l’inadeguatezza di quelli che oggi definiremmo servizi ricettivi (a Oropa erano presenti solo «le poche case erettevi da tempo dalle famiglie abbienti, l’osteria e la casa dei "Disciplini et passeggieri"») e rappresentò la spinta necessaria all’intrapresa di nuovi lavori di costruzione, che sfociarono nella realizzazione del grande chiostro attorno alla basilica; tra gli architetti progettisti ricordiamo i nomi di Pietro Arduzzi, Giovanni Andrea Garabello e Giovanni Battista Nigro (il primo originario di Brescia, gli altri appartenenti a due note famiglie biellesi).

 

Le nuove opere furono finanziate con le sostanziose elargizioni dei rappresentanti di casa Savoia (Carlo Emanuele I concesse un assegno annuale di 450 Lire, portate a 600 da Vittorio Amedeo I), dalle offerte dei fedeli e dai munifici lasciti dei membri di facoltose famiglie.

 

 

Una delle opere più rappresentative realizzate durante la costruzione del chiostro è sicuramente la Porta Regia, fortemente voluta dal cardinale Maurizio di Savoia: il progetto, affidato nelle prime fasi all’Arduzzi, subì nel corso degli anni dei rallentamenti e delle modifiche e fu portato a termine dall’architetto di Vittorio Amedeo II, l’abate Filippo Juvarra, verso la fine degli anni Trenta del Settecento.

 

In questo secolo fu anche intrapresa la costruzione di nuovi fabbricati, che vennero a creare un secondo recinto suddiviso al suo interno in due piazze e diedero al Santuario la sua conformazione attuale: di queste realizzazioni (che comportarono lo spianamento totale del colle di San Francesco e la formazione del Prato Grande) si occuparono, nell’ordine, gli architetti Francesco Gallo (ideatore del monumentale scalone di accesso alla Porta Regia), Bernardo Vittone, Pietro Giuseppe e Pietro Francesco Beltramo.

 

Nel 1808 fu completato l’ingresso inferiore con la posa del «gran cancello di ferro».

 

 

Superando di slancio gran parte del XIX secolo, arriviamo al 1° giugno 1885, data della posa della prima pietra della Chiesa Nuova.

 

Già alla fine del 1600 gli amministratori di Oropa si erano trovati di fronte al dilemma se ingrandire la Basilica Vecchia o intraprendere la costruzione di una nuova chiesa, capace di accogliere i fedeli sempre più numerosi.

 

Interpellato sulla questione, l’architetto Camillo Guarini, autore di importanti opere a Torino (tra cui la Cappella della Sindone) aveva dato responso negativo in merito all’ampliamento della Basilica: i pensieri degli amministratori si erano quindi rivolti alla seconda alternativa.

 

 

I primi progetti, che risalgono alla metà del Settecento e sono riconducibili ai nomi degli architetti poco sopra citati, non ebbero seguito.

 

Nel 1845 l’architetto Luigi Canina, amico del vescovo G. Pietro Losana, si recò a Oropa, individuò il sito adatto alla costruzione e elaborò l’accurato progetto (corredato anche da un modellino di legno) di una chiesa in stile neoclassico ispirata alle basiliche romane.

 

Preceduti da quelli di spianamento, i lavori di costruzione iniziarono nel 1855 ma si arrestarono già l’anno dopo per la sopraggiunta morte di Canina: il progetto dell’architetto di Casale, sottoposto anche alle dure critiche di una commissione di esperti nominata dall’Amministrazione del Santuario, fu definitivamente abbandonato nel 1877.

 

 

Furono così prese in considerazione nuove ipotesi di costruzione, avanzate dagli architetti Locarni, Terzaghi e Antonelli, ma la scelta finale cadde sul disegno realizzato da Ignazio Amedeo Galletti nel 1774, che con alcune correzioni introdotte dall’architetto biellese Giovanni Feroggio divenne il progetto definitivo.

 

I lavori iniziarono appunto il 1° giugno 1885 e proseguirono con alterne vicende fino al 1920, anno in cui si celebrò la quarta incoronazione della statua della Madonna.

 

 

Il desiderio di costruire la grande cupola fu frustrato da un lungo periodo di inattività dovuto a difficoltà finanziarie (e non solo) che durò più di dieci anni (1925 – 1938): solo il 21 settembre 1941 il vescovo di Biella, mons. Carlo Rossi, potè benedire la croce posta sul cupolino della copertura della rotonda maggiore.

 

Per vedere completata la nuova chiesa si dovettero attendere ancora venticinque anni: nel 1958 fu portata a termine la realizzazione della cupola minore, nel 1965 furono installate le tre grandi porte di bronzo e infine nel 1966 fu consacrato il nuovo Altar Maggiore.

 

La dedicazione della nuova chiesa alla Beata Vergine di Oropa risale invece al 1960.

 

(Leggi anche La Basilica Maggiore, o "Chiesa Nuova", di Oropa

 

 

FONTI

 

  • Trompetto Mario, Storia del Santuario di Oropa, Libreria V. Giovannacci, Biella 1978
  • Vallino Domenico, Oropa secondo il progetto in costruzione, in Il Biellese, Sezione di Biella del Club Alpino Italiano, Biella 1898
  • Trompetto M., Storia della Chiesa Nuova di Oropa, in l’Burnel, calendario della famiglia biellese, numero speciale per la consacrazione della Chiesa Nuova di Oropa, 1960
  • Chiorino Gian Paolo, Craveia Danilo (a cura di), Franco Bogge, il fotografo di Oropa, DocBi, Centro Studi Biellesi, Biella 2008
  • il Biellese, bisettimanale cattolico
  • Eco del Santuario di Oropa