LA BENEDIZIONE DELLA CROCE DELLA CHIESA NUOVA DI OROPA (21 SETTEMBRE 1941)

(Articolo pubblicato su La Nuova Provincia di Biella del 08.12.2012)

 

La Basilica Maggiore di Oropa, comunemente chiamata «la Chiesa Nuova», è senza dubbio uno degli elementi caratterizzanti del Biellese, non solo per la sua importanza come luogo di culto e per il suo valore artistico e architettonico, ma anche per le vicende che ne hanno contraddistinto la costruzione protrattasi per più di ottant’anni dal 1885 al 1966.

 

 

Iniziata intorno alla metà del Settecento, la ricerca del progetto più adeguato per realizzare una nuova basilica in grado di accogliere un numero sempre maggiore di pellegrini si protrasse per un lungo lasso di tempo e solo nel 1879 la scelta cadde sul disegno elaborato dall’architetto Ignazio Amedeo Galletti più di cent’anni prima (1774).

 

Il 1 giugno 1885 si poté procedere alla posa della prima pietra: l’Amministrazione del Santuario auspicava che l’opera potesse «senza interruzioni essere proseguita e condotta a compimento» ma i lavori del primo lotto (1885–1891), affidati all’impresa Rosazza di Piedicavallo procedettero a rilento.

 

 

Tra il 1898 e il 1907 altre due imprese si alternarono alla costruzione della Chiesa Nuova: la Ramella Paia Giovanni, che realizzò la prima metà della rotonda maggiore, e la Coda Zabetta Pietro, che completò la seconda metà e portò a compimento la parte di passaggio dalla rotonda maggiore alla minore; spettò poi all’impresa Fratelli Perona l’incarico di elevare fino a 20mt le colonne e i muri della facciata e del vaso grande.

 

I lavori proseguirono con gran fervore: «Venne compiuta la seconda rotonda che fu poi coperta, dopo le feste centenarie, con una calotta di rame su armatura lignea […] Venne costruito il retrostante campanile sino alla base della cella campanaria. Fu quasi ultimata la facciata dalle poderose colonne e capitelli granitici a m. 25 di altezza e messa in opera l’architrave ed il fregio con la scritta: Regina Montis Oropae […] Fu stesa avanti il portico l’ampia gradinata […] Venne anche in questo periodo formato tutto il vasto piazzale antistante, al quale nel 1920 lavorarono per qualche mese circa 400 operai» (Mario Trompetto).

 

L’obiettivo di realizzare la grande cupola in tempo per la quarta incoronazione centenaria del Simulacro della Vergine Bruna, in programma domenica 29 agosto 1920, non fu però raggiunto.

 

 

Il reperimento delle risorse necessarie a coprire le spese rappresentò negli anni un problema di non sempre facile soluzione.

 

L’Amministrazione di Oropa decise di non utilizzare i fondi destinati alla manutenzione ordinaria del Santuario bensì di fare ricorso solo a quelli straordinari, provenienti dalle offerte specificamente destinate alla costruzione della Chiesa Nuova, o ad altre iniziative come la sottoscrizione aperta nel 1903 e la lotteria istituita due anni più tardi sotto l’alto patronato della regina Elena (consorte di Vittorio Emanuele III); nel 1909 si costituì ad opera di un gruppo di sacerdoti il «Comitato per la raccolta delle offerte pro Chiesa Nuova d’Oropa».

 

 

Per far fronte allo sforzo messo in atto per le celebrazioni centenarie (che avevano richiamato a Oropa più di 150.000 fedeli) l’Amministrazione si vide costretta a fare ricorso ai fondi per la gestione ordinaria, con il conseguente rapido deterioramento della situazione finanziaria: per risanare il bilancio fu quindi necessario promuovere nel 1921 quello che fu chiamato il «Prestito d’Oropa», una serie di obbligazioni con rendita al 5% per una cifra complessiva di tre milioni di Lire, ammortizzabili in trent’anni con estrazioni annuali.

 

Il successo del prestito, rapidamente coperto, indusse il rettore di Oropa can. Alessandro Gromo (il quale auspicava il completamento della grande cupola per evitare «un grave pericolo di danni rilevanti di deperimento, che in questo caso sarebbe pregiudizievole, non solo alle casse del Santuario, ma anche e soprattutto alla stabilità della Cupola stessa») a promuoverne nel 1925 un secondo, sempre di tre milioni di Lire, che non andò a buon fine a causa della violenta compagna denigratoria messa in atto dall’organo di stampa fascista "Il Popolo Biellese" contro le locali istituzioni cattoliche vicine al Partito popolare di don Luigi Sturzo.

 

Essendo il rettore Gromo un esponente di spicco del popolarismo biellese, l’Amministrazione del Santuario di Oropa finì inevitabilmente nel mirino del giornale diretto da Vittorio Sella, che la accusò di sperperare ingenti risorse nella costruzione di un nuovo tempio inutile e troppo dispendioso; tale atteggiamento mutò solo dopo la sostituzione (avvenuta nel 1927), del rettore Gromo e l’ingresso dei fascisti nell’Amministrazione del Santuario.

 

 

Dovette comunque trascorrere più di un decennio prima che la questione della Chiesa Nuova tornasse al centro dell’attenzione: fu infatti nella seduta del consiglio del 3 ottobre 1936 che il canonico Pietro Angelo Boggio, delegato di parte capitolare, attraverso una precisa ed energica disanima dei danni «materiali e morali che venivano al Santuario dall’inazione di ormai troppi anni», riuscì a convincere i membri del Consiglio di Amministrazione dell’opportunità di riprendere i lavori.

 

Il vescovo Giovanni Garigliano, favorevole all’iniziativa di don Boggio, non potè presenziare alla riunione a causa dell’improvviso peggioramento delle sue condizioni di salute: il presule biellese morì nelle prime ore del 10 ottobre 1936.

 

 

Il progetto della cupola della rotonda maggiore fu così affidato all’architetto Pietro Paolo Bonora, originario di Savona, e all’ingegnere Amilcare Cucco, biellese di Campiglia Cervo, esperto nell’utilizzo del cemento armato.

 

Dopo alcuni tentativi non andati a buon fine si giunse finalmente alla soluzione definitiva, la cupola con lanterna, che ottenne l’approvazione della Commissione centrale per la tutela del paesaggio. Reperiti i fondi necessari attraverso la stipula di un mutuo di due milioni con tasso al 5% per 35 anni presso la Banca Nazionale del Lavoro, nel giugno del 1938 si poté dare il via ai lavori, affidati all’impresa cav. Lanza Pierino di Biella.

 

 

Nell’estate del 1941 la cupola fu completata: sorretta da otto colonne di calcestruzzo, presentava un diametro di 33mt e raggiungeva più di 60mt di altezza dal piano pavimento della chiesa.

 

Il vescovo Carlo Rossi rivolse ai fedeli il suo invito a recarsi a Oropa domenica 21 settembre per assistere alla cerimonia di benedizione della croce posta sulla sommità della cupola: «BIELLESI, LA REGINA DI OROPA VI ATTENDE! … È tradizione dei Padri nostri – è bisogno dell’anima biellese – che le più grandi ore, quelle della letizia e quelle dell’ansietà, quelle della speranza e quelle della vittoria, si vivano lassù, si santifichino presso la Madonna che vigila sulla nostra terra […] La Croce – una grande croce, anche se da terra sembra tanto piccola – è ora eretta lassù, sull’ardita e gigantesca cupola del nuovo tempio. È posta là, a coronare il coraggio e la costanza con cui fu ripresa e proseguita, non ostante il cumulo di difficoltà, l’opera che per un ventennio si era arrestata […] È posta là, ad assicurare che il nuovo grande tempio d’Oropa non è più un sogno, ma una realtà grandiosa, che ci rapisce di meraviglia […] Andiamo dunque a vedere questa Croce, come prova di una meta maggiore raggiunta; essa, che sembra gareggiare con le vette dei monti, brilli, luminosa e pia al disopra di tutte le umane vicende; richiamo di fede, perché non ci smarriamo nella vita; pegno di speranza, perché non ci perdiamo nelle ansietà».

 

La risposta della popolazione non tradì le aspettative del presule biellese: «Migliaia di pellegrini biellesi – scrisse "il Biellese" – sono accorsi domenica scorsa all’invito del loro Vescovo ad implorare la Madonna d’Oropa […] Il tempo incerto della vigilia e della stessa giornata di domenica non ha impedito che una grande folla di fedeli presenziasse a tutte le funzioni ed in modo particolare alla processione pomeridiana».

 

 

La processione, partita alle ore 6 del mattino di domenica dal Duomo di Biella in direzione di Oropa, aprì le celebrazioni.

 

Giunto al Santuario, mons. Rossi officiò la santa messa durante la quale furono innalzate «preghiere fervorose per i combattenti, i feriti, i prigionieri e per le anime degli Eroi»: la statua della Madonna Bruna troneggiava dall’alto del palco allestito per l’occasione sul piazzale della Basilica antica.

 

Alla sacra funzione celebrata alle ore 11 dal rettore di Oropa can. Boggio parteciparono i membri dell’Amministrazione, il podestà di Biella Giuseppe Serralunga, il cav. uff. dott. Felice Becchio Galoppo (che aveva sostenuto le ragioni del can. Boggio nella seduta dell’ottobre ’36) e tutti «i maggiori artefici dell’erezione della nuova Cupola della Chiesa Nuova», l’arch. Bonora, l’ing. Cucco e l’impresario Lanza.

 

Alle 14 e 30 prese il via la solenne processione alla Chiesa Nuova per assistere alla benedizione della croce sul cupolino: in testa stavano le operaie d’Oropa in costume settecentesco, seguite dai paggetti, dalla Croce, dalle donne e dalle giovani «col libricino delle lodi sacre», dal clero in cotta bianca e dai canonici in cappa rossa, dal vescovo in piviale, mitra e bastone pastorale: «Ed ecco, sorretta da robusti uomini e giovani, la Statua della Madonna coperta di un bellissimo manto prezioso»; chiudevano il corteo le autorità, con gli uomini e i giovani.

 

 

Dopo che la statua della Madonna fu posta sul trono e rivolta verso Biella, mons. Rossi fece il suo ingresso nella Chiesa Nuova e con un apposito montacarichi raggiunse la sommità della cupola dove era stato approntato un piccolo palco.

 

La croce, ai cui lati sventolavano due bandiere tricolori, era coperta da una tela bianca: «Quando S.E. Monsignor Vescovo […] s’avvicina al microfono per pronunciare la formula della benedizione della Croce, un applauso fragoroso scoppia irrefrenabile».

 

A conclusione della cerimonia mons. Rossi rivolse un breve ma accorato discorso ai fedeli i quali poi formarono nuovamente una processione e si incamminarono verso l’entrata principale del Santuario: «Mentre il piazzale comincierà a sfollare il dolce canto ʺNostra Signora, Regina d’Oropaʺ desta occhi imploranti per tutte le balze. I monti lo ripetono … pregate per noi … pregate per noi!» ("il Biellese", 23.09.1941)

 

 

Galleria Fotografica

Le fotografie provengono dall'archivio Cesare Valerio, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella

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FONTI

 

  • Trompetto Mario, Storia della Chiesa Nuova di Oropa, in l’Burnel, calendario della famiglia biellese, numero speciale per la consacrazione della Chiesa Nuova di Oropa, 1960
  • Eco del Santuario di Oropa
  • il Biellese, bisettimanale cattolico