UNA CROCE DI SPERANZA AL VILLAGGIO LAMARMORA 1955

(Articolo pubblicato su La Nuova Provincia di Biella del 09.11.2013)

 

Il 2 ottobre 1960 gli abitanti del Villaggio Lamarmora, radunatisi presso la chiesa ancora in costruzione, salutarono la nascita dell’omonima parrocchia affidata a don Piero Gibello: «Sono presenti le più alte autorità della Provincia e città perché si tratta di un avvenimento eccezionale, ma soprattutto è presente il popolo cristiano che incomincia ad avere un punto di riferimento ed inizia a ritrovarsi attorno a qualcosa di simbolico e concreto allo stesso tempo: la sua chiesa» ("Villaggio Lamarmora: 25 anni dalla fondazione della parrocchia").

 

Arrivava così a compimento la penultima tappa di un percorso iniziato quasi vent’anni prima.

 

 

Correva infatti il marzo 1942 quando don Antonio Ferraris, all’epoca direttore spirituale del Seminario di Biella, diede incarico al chierico Giovanni Debernardi, futuro parroco di Sala, di «assaggiare il terreno» alle Case Popolari di via per Ponderano (così si chiamava allora il Villaggio): «[…] una domenica pomeriggio, armato di entusiasmo, di caramelle, medaglie e immagini e di un magnifico pallone, mi presentai alle Case Popolari. L’incontro avvenne con due ragazzini […] Chiesi loro se volessero fare una partita e così dopo mezz’ora tutti i ragazzini delle Popolari erano presenti. In seguito accostai qualche donna, offrii caramelle e medaglie, chiesi se avrebbero avuto piacere di una Messa alla domenica. Dopo un’ora tutta la brava gente di questo borgo era presente. Conoscenze, entusiasmo e così la domenica dopo si diceva già la Messa all’aperto» ("Villaggio Lamarmora: 25 anni dalla fondazione della parrocchia").

 

In estate arrivò la decisione dell’Ufficio Catechistico di realizzare una minuscola chiesa su un terreno dato in concessione dal Comune: «Con mezzi di fortuna – ricordò in seguito don Ferraris – legno e lastre di populit (si era già nei primi mesi della guerra), nacque la piccola chiesa […] Vi fu posta all’interno la statua della Madonna della Pace e accanto ad essa le madri e le donne del Villaggio affissero un grande quadro con tutte le foto dei loro ragazzi lontani» ("il Biellese", 29.05.1956).

 

L’inaugurazione avvenne il 20 settembre 1942; due anni dopo il servizio religioso della cappella, fino a quel momento curato dallo stesso don Ferraris, fu affidato ai sacerdoti della parrocchia del Vernato.

 

 

Nel 1949 il vescovo di Biella mons. Carlo Rossi promosse la "Peregrinatio Mariae", il pellegrinaggio della statua autentica della Madonna di Oropa attraverso tutte le parrocchie della diocesi.

 

Quella alle Case Popolari fu una delle ultime tappe: «[…] il primo pensiero di costruire laggiù una chiesa autentica che fosse poi anche parrocchia – scrisse ancora don Ferraris – nacque in quei giorni di permanenza a Biella della sacra Statua. Qui a Biella si era deciso di invitare le imprese industriali (le fabbriche) e anche i privati a limitare le spese per gli addobbi esterni: a offrire l’equivalente della spesa per un’opera di bene […] Da una parte sorrideva l’idea di lanciare una grande sottoscrizione per iniziare subito la costruzione della chiesa votiva in ricordo della "Peregrinatio" e di costruirla appunto laggiù, alle case popolari; d’altra parte sorrideva e finì poi per prevalere l’idea di offrire una larga "carità della Madonna" a tutte le famiglie povere della città […] e così più di un migliaio di famiglie […] furono largamente beneficate alla vigilia del grande ritorno della sacra Statua al suo Santuario […] Ma rimase in moltissimi cuori il desiderio di edificare presto una perenne memoria viva, efficiente della Peregrinatio» (riportato da Delmo Lebole, "Storia della Chiesa biellese. La Pieve di Biella").

 

Tale desiderio avrebbe avuto modo di realizzarsi negli anni a venire.

 

 

All’inizio degli anni Cinquanta l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Bruno Blotto Baldo si trovò di fronte al problema riguardante la cronica mancanza di alloggi per i ceti meno abbienti.

 

La soluzione fu individuata nella realizzazione «di un moderno gruppo abitato, costituente un Centro satellite della Città, compreso in un’area di circa 165.000 mq. da costruirsi a sud – ovest della Città, presso i confini con il Comune di Ponderano» ("Biella: attività comunale 1951 – 1956").

 

L’approvazione definitiva del progetto arrivò nell’estate del 1952 e nel volgere di pochi mesi furono avviati i lavori: le Case Popolari lasciarono ben presto il posto al nuovo Villaggio di via Rosselli, in seguito ribattezzato Villaggio Lamarmora.

 

 

La rapida crescita del quartiere (i circa cinquecento abitanti degli anni Quaranta erano ormai raddoppiati alla fine del 1955) ripropose la necessità di adeguare anche le strutture religiose, e in particolare di provvedere alla realizzazione di una nuova chiesa che andasse a sostituire la piccola cappella eretta nel 1942.

 

L’occasione per mostrare al pubblico il progetto curato dall’architetto Alessandro Trompetto si presentò durante la Settimana Liturgica Diocesana che ebbe luogo a Biella alla fine di ottobre del 1955: «Il primo simbolico atto che avvierà la vita autonoma futura del Villaggio Lamarmora – scrisse a tal proposito "il Biellese" sul numero del 14 ottobre 1955 – avverrà il 23 ottobre quando nel luogo ove sorgerà la chiesa sarà piantata una Croce. Il terreno è al centro del grande trapezio che segna i confini del villaggio; la posa della croce prelude alla costruzione della chiesa di cui è già terminato il progetto […] Essa costituisce, per la piccola città che nasce, il primo riconoscimento della sua importanza presente e del suo sviluppo avvenire».

 

 

La Settimana Liturgica si aprì così, domenica 23 ottobre 1955, con la posa al Villaggio Lamarmora della grande croce in legno di castagno: «Un simbolico rito di fede – che si è ricongiunto con le indimenticate giornate del 1949 quando la Sacra Statua della Madonna d’Oropa ha percorso le contrade di tutto il Biellese – ha richiamato al Villaggio Lamarmora migliaia di fedeli stretti intorno al Pastore della Diocesi. È stata posata, domenica, la Croce sul luogo in cui dovrà sorgere l’altare maggiore del nuovo tempio dedicato alla Memoria Pellegrina» ("il Biellese", 25.10.1955).

 

 

La cerimonia ebbe inizio in Duomo, dove il vescovo Rossi prima intonò le "Aclamationes" e poi passò ad illustrare brevemente il valore simbolico del rito; si formò quindi una processione (aperta da due vigili urbani) alla quale presero parte, oltre al presule biellese e al clero della diocesi, gli scout, gli appartenenti alle associazioni cattoliche, i membri degli istituti maschili e femminili: in coda stava la croce, «portata a spalla da uomini e giovani cattolici».

 

Intorno alle 16 il corteo raggiunse l’altare allestito sul lato sud del Villaggio: erano presenti il sindaco Blotto Baldo e gli assessori comunali Caneparo, Casalvolone, Chiorino, Lanza e Poma, l’assessore provinciale Trompetto, don Ferraris, mons. Buratti, parroco di S. Paolo, in rappresentanza del collegio dei parroci urbani, don Finotto, parroco di San Biagio «al quale è affidata la cura d’anime del Villaggio», e altre personalità cittadine.

 

Nel corso della messa, mons. Rossi sottolineò l’importanza delle celebrazioni legate alla Settimana Liturgica e «prendendo lo spunto dalla posa della Croce per la costruzione di un nuovo tempio, [illustrò] la funzione che ha nella comunità cristiana la Casa di Dio, luogo di preghiera».

 

La croce fu quindi posizionata sul basamento in cemento collocato sul prato adiacente all’altare.

 

 

La costruzione della chiesa, affidata all’impresa Martiner Testa, fu avviata nel maggio del 1958; il 25 marzo 1966 il nuovo tempio fu solennemente consacrato dal vescovo Rossi.

 

Il percorso poteva dirsi completato.

 

 

Galleria Fotografica

Le fotografie provengono dall'archivio Lino Cremon, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella

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FONTI

 

  • Villaggio Lamarmora: 25 anni dalla nascita della parrocchia, Tipolitografia Novagraf, Biella 1985
  • Lebole D., Storia della Chiesa biellese. La Pieve di Biella, vol. III, Unione B.se, Biella 1984
  • Biella: attività comunale 1951 - 1956, Ramella, Biella 1956
  • il Biellese, bisettimanale cattolico
  • Eco di Biella, bisettimanale indipendente