UN'OPERA CONTROVERSA

 

La realizzazione di un’opera imponente come la nuova chiesa di San Biagio richiese uno sforzo economico altrettanto massiccio, quantificato in circa 200 milioni di Lire: tale cifra fu coperta con il versamento da parte dello Stato di un contributo di 40 milioni, i cospicui lasciti dei fratelli Caneparo e Bersano, e le generose offerte della popolazione.

 

 

Qualche giorno dopo la consacrazione della nuova chiesa, dall’interno della stessa comunità pastorale biellese si levò una voce critica, quella dei Padri dell’Oratorio di San Filippo, «noti per il loro progressismo in fatto di concezioni liturgiche e pastorali, non sempre collimanti con le norme tuttora in vigore emanate dalla gerarchia ecclesiastica».

 

La Comunità guidata da padre Manfredi Bendotti espresse in un comunicato pubblicato sul numero di "Eco di Biella" del 6 aprile 1970 il suo disappunto per una spesa ritenuta spropositata – «Pur ammettendo la necessità di una chiesa più spaziosa in questo popoloso quartiere, ci sembra inconcepibile spendere per questo L. 200 milioni (di cui circa 50 milioni per la sola copertura in rame) quando la zona più vecchia del Vernato è tra le più depresse della città e sul cui rinnovamento la Pubblica Amministrazione discute senza risultato da anni» – estendendo poi la critica ad una pratica ormai diffusa che a giudizio dei sacerdoti di San Filippo si scontrava con la missione di rendere testimonianza del messaggio evangelico ai fratelli più poveri: «Troppo spesso le imprese edilizie prendono, nelle parrocchie, un posto eccessivo: forse al di là della consapevolezza dei singoli uomini, queste imprese finiscono per riempire il vuoto dell’azione pastorale e in esse si riversano energie, preoccupazioni, sforzi che la parrocchia non sa svolgere in altre direzioni nella costruzione di una comunità vivente».

 

 

A queste accuse rispose tre giorni dopo, sempre dalle colonne di "Eco di Biella", il parroco di San Biagio don Finotto (che era stato il più strenuo sostenitore della nuova chiesa).

 

La prima parte della lettera scritta dal prevosto del Vernato fu dedicata a ricostruire le ragioni che stavano alla base della scelta di erigere un nuovo tempio: «La lettera della Comunità di San Filippo mi ha profondamente amareggiato; e con me l’ottima e affezionata popolazione. Chiedo alla opinione pubblica che male ho fatto occuparmi di una Nuova Chiesa, e quali doveri ho trascurato in questo tempo […] La chiesa era necessaria. La città ha trovato la sua naturale espansione nella nostra zona […] I cinquecento fedeli alla Messa festiva di vent’anni fa, al mio arrivo in parrocchia, sono ora quasi quattromila. L’antico e pure caro San Biagio non ci conteneva più […] Dicevo nella suggestiva cerimonia della notte del natale del 1968, celebrata nel seminterrato dove c’è l’Oratorio dei ragazzi: "Questa chiesa è solo nuova nei muri che crescono … la Nuova Chiesa era già funzionante, siete voi; l’avete edificata giorno per giorno in questi ultimi dieci anni, con la vostra presenza assidua; vi siete resi degni di una casa più ampia"».

 

Don Finotto sottolineò poi l’impegno profuso nel creare l’Oratorio dei ragazzi (che comprendeva impianti sportivi per il gioco del calcio, del basket, della pallavolo), la decisione di sacrificare parte della casa parrocchiale per ridurre i costi, le autorizzazioni ricevute dalle commissioni preposte, e concluse precisando l’esatta ripartizione delle spese, insistendo sulla professionalità e onestà del progettista e degli impresari e muovendo una critica non troppo velata agli estensori del comunicato, che avevano mostrato «di essere dei profani nei costi della costruzione».

 

 

La Comunità di San Filippo preferì a quel punto non replicare, lasciando così che la polemica si esaurisse.

 

(Leggi anche Una nuova chiesa per il Vernato)