Alla realizzazione della Torre Littoria concorsero diverse aziende, sia locali che esterne al Biellese.
Per l’installazione dell’impianto di illuminazione e riscaldamento si fecero avanti la ditta Tamagno Giuseppe, con un preventivo di spesa di 2.253,30 Lire, e la ditta Alfredo Aquilino, che dichiarò di poter eseguire il lavoro per 1928,50 Lire.
La Società ERGON di Ancona, «premiata fabbrica parafulmini e dissolventi dal 1889» che vantava più di 80.000 impianti realizzati in tutta Italia (tra cui quello sul tetto del Padiglione Monoblocco dell’Ospedale degli Infermi di Biella), si offrì di installare sulla Torre Littoria uno dei suoi «Brevettati Impianti Parafulmine dissolventi ad espansione», garantiti 15 anni, al prezzo di 1917,25 Lire.
La Società OTIS di Napoli, specializzata in montacarichi e ascensori, attraverso la sua agenzia di Torino fece pervenire al Fascio di Biella la proposta di installare un impianto di tal genere nella Torre Littoria, così come era avvenuto per la torre dello Stadio Mussolini del capoluogo piemontese.
All’Officina Genova Vittorio furono commissionati i lavori in ferro (ringhiere a tubi e mobili per i locali), mentre la Società Anonima Italiana Manifatture Griesser fu incaricata di provvedere alla fornitura di cinque avvolgibili Griesser in abete di primissima qualità, muniti di avvolgitori a cinghia e cassette; ai vetri ci avrebbe pensato la ditta Albano, Macario & C. di Torino (con filiale a Biella).
Particolare importanza rivestiva la qualità del marmo da impiegarsi per il rivestimento esterno.
Il Fascio di Biella si rivolse alla società Marmi e Pietre d’Italia di Milano, le cui cave si trovavano a Carrara, per avere un preventivo di spesa per la fornitura di travertino, romano (più pregiato) o toscano; la differenza di prezzo tra le due qualità ammontava a 5 Lire al mq (ad esempio per le lastre con coste semplicemente segate e piano levigato, di dimensioni 0,80/1,20 x 0,40/60 con spessore 20mm si andava dalla 55 Lire al mq per il travertino toscano alle 60 Lire per il travertino romano).
Dalla documentazione esaminata emerge che i dirigenti fascisti biellesi riuscirono ad ottenere un considerevole sconto sul prezzo del travertino romano: il 3 agosto 1938 la società dichiarò infatti di aver provveduto ad una revisione dei prezzi «in via eccezionalissima e in considerazione della particolare caratteristica e destinazione della fornitura», riducendo di 7 Lire il costo al mq del travertino romano.