UN EPISODIO DELLA "GUERRA DELLE LAPIDI"

 

Nel 1920 l’amministrazione comunale di Valdengo a maggioranza socialista, presieduta dal sindaco Quinto Travaglia, propose la realizzazione di una lapide in memoria dei caduti della Grande Guerra; fu così nominata un’apposita commissione, incaricata di individuare il bozzetto migliore e elaborare la dedica.

 

La scelta operata dal consigliere Ernesto Ugliengo non incontrò però il favore della locale Sezione socialista: «L’epigrafe che ha spinto questa Sezione ad opporsi alla muratura della lapide – commentò il "Corriere Biellese" (15.06.1920) – e che tanto sdegno ha suscitato fra le famiglie dei caduti, era espressa in questo senso: Per una più grande Italia, e per la libertà dei popoli fecero nobile olocausto della loro vita… (seguono i nomi)»; il foglio socialista, dopo aver elencato le cinque iscrizioni alternative presentate dal consigliere Luigi Sola e ugualmente respinte dal consiglio comunale, informava che «la Sezione Socialista […] ottenne protesta, con firme autentiche, dei genitori o congiunti dei caduti in parola, la presentò al sindaco perché questo si decidesse a cambiare la dedica o omettere i nomi di quei caduti le cui famiglie si erano opposte».

 

L’ostinazione dei rappresentanti socialisti, se ebbe successo nel convincere il primo cittadino a recedere dalle sue posizioni e a sospendere l’inaugurazione, non fu sufficiente a imporre al consiglio comunale la modifica dell’iscrizione; la questione della lapide fu così accantonata e tornò alla ribalta solo sei mesi dopo.

 

Il 13 dicembre 1920 un gruppo di consiglieri di fede socialista (alle elezioni amministrative di ottobre la maggioranza in consiglio comunale a Valdengo era stata conquistata dai rappresentanti del "Blocco dell’ordine", che avevano eletto sindaco Ottavio Caligaris) fece murare sulla facciata del palazzo comunale la lapide con la seguente dicitura: "Salve o caduti nella barbara guerra 1915 – 1918. Solo la fratellanza umana potrà vendicare il vostro martirio".

 

La reazione delle autorità fu immediata: informato dal sindaco, il Sottoprefetto di Biella cav. Danzi ordinò ai carabinieri di provvedere alla rimozione della lapide, riscuotendo l’approvazione della "Tribuna Biellese" (25.12.1920), portavoce del blocco conservatore, che sottolineò come «durante l’operazione delle Autorità non [fosse] avvenuto incidente alcuno il che [dimostrava come] i socialisti di Valdengo [rivaleggiassero] in coraggio ed in temerarietà con i loro degni compagni che schiaffeggiano i mutilati e fuggono al primo sentor di pericolo».

 

La vicenda si concluse nel giugno del 1921: la lapide, la cui iscrizione era stata modificata in senso meno "provocatorio" su indicazione dell’amministrazione comunale (peraltro, rimarcò Luigi Sola sul "Corriere Biellese", «col semplice cambiamento di due parole che non [variavano] il significato»), fu apposta sul muro delle Scuole Municipali e lì vi rimase fino all’inaugurazione del nuovo monumento nel 1955.

 

 

FONTI

 

  • Moranino Luigi, La "guerra contro le lapidi" nel Biellese antifascista, su l'impegno, a.XI, n.3 dicembre 1991
  • il Biellese, bisettimanale cattolico
  • La Tribuna Biellese, giornale della città e del Circondario di Biella
  • Corriere Biellese, periodico socialista