LA VENTIDUESIMA VITTIMA

 

Sulla lapide che ricorda il sacrificio dei partigiani fucilati in piazza Q. Sella la mattina del 4 giugno 1944 è inscritto anche il nome di una ventiduesima vittima, Leonardo Baranzoni.

  

Leonardo Baranzoni nasce a Rivoli il 24 giugno 1923, da Biagio e Celestina Poma; la famiglia si trasferisce poi a Torino, dove nascono Giuseppina (1928), Anna Olga Maria (1931), Andreina Catterina e Ida Maria Luisa (1935).

 

Nel marzo 1942 Leonardo, che ha frequentato la scuola fino alla 5ª classe elementare, lavora come pescivendolo.

 

Arruolato in marina con la classificazione provvisoria di “marò idrofonista”, è lasciato in congedo illimitato in attesa della chiamata alle armi e dell’invio alla scuola C.R.E.M. (Corpo Reali Equipaggi Marittimi).

 

 

Nella notte tra il 12 e il 13 luglio 1943 Torino subisce uno dei più devastanti bombardamenti alleati: i morti sono 792, i feriti 914.

 

Le bombe colpiscono anche il quartiere in cui vive la famiglia Baranzoni: Anna, Andreina e Ida rimangono uccise.

 

 

Nel gennaio 1944 Leonardo entra a far parte – con il nome di battaglia “Tedesco” – delle formazioni partigiane che operano nelle valli del Biellese orientale, affrontando le dure prove invernali.

 

Lunedì 12 giugno 1944 viene catturato a Ponzone (Trivero) da una pattuglia della Gnr e condotto a Biella, in piazza Q. Sella.

 

Nonostante il luogo sia affollato – essendo giorno di mercato – i fascisti sparano a bruciapelo al giovane, che si accascia a terra. 

 

Federico Bora "Eric" ha raccolto nel 1977 le testimonianze di Rosanna Ceria in Liberti e di un’altra donna di Chiavazza, le quali avevano assistito all’esecuzione del giovane garibaldino: «[…] era un bel giovane biondo, dall’aspetto sereno … chiese e ottenne una sigaretta … gliela accesero e poi, d’improvviso gli spararono addosso […] si muoveva ancora … gemeva flebilmente … poi un "murfel" repubblichino si avvicinò per dargli il colpo di grazia, ma molte donne erano accorse, pur inorridite per lo straziante spettacolo, li investirono di ingiurie, di insulti, di imprecazioni […] il colpo di grazia non venne sparato».

 

Trasportato all’ospedale cittadino, Leonardo spira in serata: «[…] allora iniziò una ininterrotta processione di gente per coprire di fiori la povera salma …».