LA BATTAGLIA DI SALA 1 FEBBRAIO 1945

 

 

Nel novembre del 1944 le formazioni partigiane biellesi – suddivise nelle Divisioni Garibaldi V e XII e nella brigata Giustizia e Libertà “Cattaneo” – contano poco meno di 3000 uomini (che scenderanno a circa 2300 alla fine di dicembre), molti dei quali però disarmati.

 

L’arrivo della missione britannica “Cherokee” sulla Serra (17 novembre) da un lato segna l’avvio di rapporti più stretti con il comando alleato, finalizzati alla messa in opera di azioni di sabotaggio contro i nazifascisti e di piani per la salvaguardia delle infrastrutture e degli stabilimenti industriali in vista della Liberazione; dall’altro offre la possibilità di programmare l’invio di rifornimenti – indumenti invernali, viveri, denaro – e soprattutto di armi ed esplosivi.

 

Il 26 dicembre 1944, nella zona di Baltigati di Soprana, 12 quadrimotori Liberator compiono, a detta del maggiore Alastair Macdonald – comandante della “Cherokee” – «il più importante lancio del S.O.E. [Special Operations Executive, organizzazione britannica per le operazioni clandestine] in Italia», che frutta alle formazioni partigiane biellesi un cospicuo numero di armi: 165 fucili mitragliatori Bren, 80 lanciagranate PIAT, 85 mortai da 50mm, 505 mitra Sten, 420 fucili mod.91, 145 carabine Winchester, 5725 bombe a mano.

 

Il giorno prima – 25 dicembre – garibaldini del Battaglione “Bixio” e del Battaglione “Vercelli” (75ª Brigata “Piero Maffei”) hanno effettuato un’incursione a Cigliano contro il presidio del 3^ battaglione Arditi Alpini del R.A.P. (Raggruppamento Anti Partigiani), che ha portato alla cattura di una quindicina di alpini e al recupero di un buon bottino di armi, tra cui tre mortai da 81mm, due mitragliatrici Browning americane e una Breda.

 

 

Il 1945 si apre con l’incursione che il 2 gennaio una colonna motorizzata del I R.A.U. (Reparto Arditi Ufficiali) – supportata anche da due carri leggeri tipo L – compie nel territorio della Serra presidiato dai garibaldini delle brigate 75ª e 76ª e dai partigiani di Giustizia e Libertà.

 

Dopo brevi scontri a fuoco nei pressi di Zimone e Cerrione, garibaldini e giellisti riescono a sganciarsi lasciando tuttavia sul campo tre partigiani uccisi e uno ferito.

 

I fascisti rinnovano l’attacco il giorno successivo, scontrandosi nuovamente con i distaccamenti delle due brigate garibaldine – che oppongono un’efficace resistenza al tentativo di avanzata nemica su Sala, Torrazzo e Zubiena – e con i partigiani della formazione GL nei pressi di Cerrione.

 

Durante la notte i garibaldini procedono alla “pianurizzazione” (resa assai difficoltosa da una abbondante nevicata), dirigendosi in parte verso il Canavese e in parte verso il territorio di Netro e Graglia, mentre i giellisti – che nel combattimento hanno lamentato un morto e un prigioniero – ripiegano nel basso Canavese.

 

La rinnovata attività offensiva nazifascista (che si indirizza anche contro le formazioni garibaldine della 2ª Brigata “Ermanno Angiono Pensiero” in Valle Cervo) è il preludio alla vasta operazione di rastrellamento “Hochland” (Altipiano).

 

 

Il Bandenbekämpfung Stab Oberitalien West (BB-Stab-West, Comando regionale per la lotta alle bande) di Monza, diretto dal capitano Gustav Täger – alle dipendenze del comandante delle SS e della polizia germanica per l’Italia nord-occidentale Brigadeführer Willy Tensfeld (1893-1982) – pianifica all’inizio di gennaio del 1945 una vasta operazione di rastrellamento denominata “Hochland” (Altopiano).

 

Considerata la vastità della zona interessata – Biellese, Valsesia, la fascia collinare compresa tra il Lago d’Orta e il Lago Maggiore, Ossola – l’operazione (destinata a concludersi intorno alla metà di marzo) è articolata su tre fasi; i circa 2500 uomini a disposizione del colonnello Ludwig Buch sono suddivisi tra i seguenti reparti: I Battaglione del SS-Polizei Regiment 15; 1ª compagnia del SS-Pol.Rgt.20; gruppo di combattimento dell'82° Reggimento della Brigata SS Italiane (Kampfgruppe “Verdi”) con un pezzo anticarro da 47mm e due mitragliere da 20mm; una sezione del Flak Abteilung 212 con due pezzi da 88mm; due plotoni della Gendarmerie Hauptmannschaft “Piemont” di Novara e Borgomanero; 115° Battaglione “Montebello“ e Battaglione “Pontida“ della GNR; reparti della Legione Autonoma Mobile “Ettore Muti“ dislocati in Valsesia; Battaglione Paracadutisti “Mazzarini“ della GNR, dislocato a Romagnano Sesia e Borgomanero; Battaglione “Venezia Giulia“ della GNR, dislocato a Omegna, rinforzato da due carri armati M13 del Gruppo Corazzato “Leonessa“; Battaglione “Scirè“ della Decima Mas; Compagnie OP (Ordine Pubblico) del Comando Provinciale della GNR di Milano e di Bergamo; Compagnia OP “Macerata“; battaglione di formazione con squadristi della brigate nere di Pavia, Como, Varese, Novara e Vercelli.

 

L’obiettivo è tenere sgombre le vie di comunicazione fra Piemonte e Lombardia in vista del ritiro delle truppe italo-tedesche ad est del fiume Ticino.

 

 

L’operazione scatta all’alba del 12 gennaio, con attacchi simultanei in Valle Cervo e nel territorio di Intra; nei giorni successivi anche la Serra, la Valsessera e la Valsesia sono investite dal rastrellamento.

 

L’attacco condotto in Valle Cervo da aliquote dei battaglioni “Pontida” e “Montebello” e da squadristi della Brigata Nera di Varese sorprende i garibaldini della 2ª Brigata, che riescono a disimpegnarsi solo al prezzo di gravi perdite: quattro caduti, quattordici prigionieri e cinque feriti portati in salvo dai compagni.

 

Si verifica così una crisi all’interno della brigata – gli effettivi si riducono da 600 a meno di 300 – che accelera la “pianurizzazione” (verso la zona della Serra) e spinge ad una riorganizzazione del comando.

 

Il 15 gennaio partigiani della 2ª Brigata appena arrivati in zona assaltano nei pressi di Cerrione una corriera con a bordo militari tedeschi e fascisti, uccidendone alcuni e facendone prigionieri altri.

 

Due giorni dopo (17 gennaio) elementi del SS-Polizei Regiment 20 – supportati dal Battaglione “Pontida” e dalla Compagnia OP “Macerata” – si portano nella zona e ingaggiano battaglia con i garibaldini del distaccamento “Milanesio” (75ª Brigata), che riescono poi a disimpegnarsi.

 

Nei pressi di Magnano i nazisti catturano il maggiore Alastair Macdonald, comandante della missione britannica “Cherokee”, e Giorgio Marincola (missione “Bamon”), uccidendo il radiotelegrafista Lucio Spoletini “Armando”.

 

 

Di fronte alla pressione nazi-fascista, la V Divisione avvia una ristrutturazione del proprio schieramento, decisione che si rivelerà decisiva nella battaglia del 1° febbraio.

 

Fin dalla seconda metà del mese di ottobre del 1944 – quando già si prospetta una ripresa in grande stile dell’attività offensiva nemica in Piemonte – il Comando Zona Biellese elabora i piani (denominati OPE/50 e OPE/52) per fronteggiare un eventuale rastrellamento in forze da parte dei nazi-fascisti.

 

Il piano OPE 52 in particolare prevede un mutamento della strategia di guerriglia: attaccare il nemico più debole e disimpegnarsi di fronte a forze superiori; sviluppare un efficiente servizio informativo per conoscere in anticipo le mosse dell’avversario; sfruttare al meglio l’appoggio della popolazione.

 

 

A seguito dell’avvio dell’operazione “Hochland”, il Comando Zona Biellese decide l’attuazione dell’OPE/52.

 

La 75ª Brigata (la cui guida militare è affidata a Ido Festa “Ulcavo”, con Vittorio Moranino “Victor” vice e Elvo Tempia “Gim” commissario politico) viene resa più agile operando una ripartizione dell’organico, che porta al rafforzamento del battaglione Vercelli” di Pietro Camana “Primula”, a cui è affidato il compito di operare in pianura; il precedente comando della 75ª (composto da Piero Germano “Gandhi”, Enzo Pezzati “Ferrero”, Nino Baltaro “Nino” e Gilio Morino “Tarzan”) viene promosso alla guida della V Divisione.

 

In previsione dell’attacco nemico, intorno al centro nevralgico di Sala Biellese viene predisposta una serie di linee di difesa: a ovest, la 1ª linea – Santa Maria-San Michele-Borgo San Lorenzo-Mongrando – è affidata al Battaglione “Leslie Parker” di Giuseppe Boggiani “Alpino” (circa 170 uomini); la difesa della 2ª linea, tra Mongrando e Bornasco, spetta al Battaglione “Baudrocco” di Armando Morino “Barbis” (con 150 uomini); sulla 3ª linea, tra Sala e il Pilone della Scafa, è invece schierata la formazione più rodata, il Battaglione “Bixio” (il cui comando rimane a Ido Festa “Ulcavo”) che dispone di 200 uomini; a sud vengono dislocati due distaccamenti del “Vercelli” (circa 70 uomini) a presidio del bivio di Torrazzo, con il supporto di una squadra di partigiani GL della “Cattaneo”; a est, infine, la linea difensiva è affidata a due distaccamenti della 76ª Brigata, che si trova sulla Serra in attesa di decisioni sulla sua assegnazione alla zona biellese o canavesana.

 

 

Proprio questa formazione subisce un colpo durissimo alla vigilia della battaglia di Sala: la sera del 29 gennaio 1945 l’intero comando viene sorpreso da un reparto tedesco di Ost-truppen nelle baite di frazione Lace di Donato – dove si è insediato – e fatto prigioniero: i dieci uomini caduti in mano nazista saranno sottoposti al giudizio di un tribunale militare tedesco e assassinati nei primi giorni di febbraio.

 

L’accaduto provoca incredulità e disorientamento tra gli uomini della 76ª, rimasti senza guida.

 

Il comando della brigata passa provvisoriamente a Mario Cibollini “Parabellum”, mentre Saverio Tutino “Nerio” diviene commissario politico: sarà lui, insieme a Fiorenzo Pedrazzo “Libero”, a condurre i distaccamenti della 76ª nella battaglia del 1° febbraio.

 

 

All’alba di giovedì 1° febbraio 1945 prende avvio il rastrellamento sulla Serra.

 

La manovra prevede quattro direttrici d’attacco: da Ivrea, in direzione di Torrazzo e di Andrate; da Salussola, con obiettivo il ricongiungimento con i reparti avanzanti da Ivrea e il successivo rastrellamento di tutto il territorio della Serra; da Viverone, verso il crinale della Serra, con il medesimo obiettivo dei reparti provenienti da Salussola; da Biella, in direzione Mongrando-Zubiena-Sala: un’aliquota di questa colonna è destinata a perlustrare anche la zona di Muzzano e Graglia.

 

Le forze impiegate dai nazi-fascisti ammontano, secondo stime partigiane, a circa un migliaio di uomini, supportato da mitragliatrici pesanti, mortai e cannoni a tiro rapido; manca tuttavia l’elemento sorpresa, fondamentale per la buona riuscita dell’operazione.

 

Il comando della V Divisione è infatti venuto a conoscenza dei piani dell’avversario attraverso il prezioso contributo del servizio informativo ed è stato così in grado di dislocare per tempo le unità alle proprie dipendenze nelle posizioni più favorevoli.

 

 

I primi scontri si verificano nei pressi delle frazioni Santa Maria e San Michele (Mongrando): il Btg. “Leslie Parker” di Giuseppe Boggiani “Alpino” – e in particolare il distaccamento “Cruchi” a Borgo San Lorenzo – riesce a contenere per diverse ore l’assalto portato dai battaglioni 115° “Montebello” e “Pontida” della GNR e dalle compagnie OP “Bergamo” e “Macerata”, prima di sganciarsi per ripiegare sulla linea del torrente Viona, a Bornasco, presidiata dal Btg. “Baudrocco”.

 

A sud, nel settore del Battaglione “Vercelli” (bivio di Torrazzo), i militi del SS-Polizei Regiment 20 e dei raggruppamenti Brigate Nere incappano in una inaspettata resistenza e sono costretti ad una temporanea ritirata per riorganizzare le proprie forze.

 

I garibaldini potrebbero addirittura tentare un contrattacco, ma “Primula” preferisce non mettere a repentaglio la vita dei suoi uomini e si ritira su Torrazzo.

 

 

Nel primo pomeriggio la pressione nazifascista si intensifica, inducendo i garibaldini ad arretrare progressivamente sull’ultima linea di difesa intorno a Sala, da dove oppongono un fitto sbarramento di fuoco sfruttando anche le mitragliatrici pesanti americane sottratte al presidio fascista di Cigliano (il Comando Raggruppamento Divisioni Garibaldi Biellesi lamenterà poi come «unico guaio il consumo delle munizioni»).

 

Il paese viene così sottoposto ad un intenso bombardamento di mortai (diretto da un ufficiale fascista appostato sul campanile di Torrazzo) che arreca gravi danni alle abitazioni e provoca la morte del parroco don Giovanni Tarabolo, ferito mortalmente dalla scheggia di un proiettile esploso sui gradini della casa parrocchiale.

 

Anche “Primula” rimane ucciso durante il bombardamento, mentre il vice-commissario Enrico Casolaro “Rico” viene gravemente ferito.

 

 

L’inerzia della battaglia sembra volgere a favore dei nazi-fascisti, che dopo aver raggiunto Bornasco e Torrazzo, stringono ormai d’assedio Sala.

 

Al calare del buio le sparatorie iniziano progressivamente a smorzarsi, fino a lasciare il posto ad un silenzio surreale: i garibaldini stanno per mettere in atto la parte più rischiosa del piano OPE/52, lo sganciamento.

 

 

I partigiani reduci dai violenti combattimenti durati tutta la giornata si ritrovano, suddivisi in tre colonne, nei pressi del Pilone della Scafa, del mulino in disuso di Sala lungo il torrente Viona e del mulino di Bornasco.

 

Favoriti dall’oscurità ma con il grave problema causato dalla scarsità di munizioni, attendono il momento propizio per scivolare – muovendosi cautamente sulla neve caduta abbondante in quei giorni – tra le maglie dell’accerchiamento nemico e raggiungere i punti di raccolta prestabiliti nel Canavese.

 

La colonna formata dagli uomini della 76ª brigata prende la via di Andrate, per ricongiungersi al grosso della Brigata che dopo i fatti di Donato Lace si è portato nella bassa Valle d’Aosta e nel Canavese; quella che comprende i battaglioni “Baudrocco” e “Less Parker”, insieme all’aliquota del battaglione “Vercelli” rimasta a Sala, si dirige verso la zona di Albiano; infine l’ultima – composta dal battaglione “Bixio”, al quale si aggregano i membri del comando della V Divisione – prende la via per Cossano (dove già sono acquartierati alcuni reparti della 2ª Brigata), passando per Scalveis e Chiaverano.

 

La manovra riesce e dopo una lunga marcia i garibaldini del “Bixio” raggiungono Vische; gli uomini del “Baudrocco” e del “Less Parker” si radunano invece nei pressi di Crotte.

 

La soddisfazione del Comando Raggruppamento Divisioni Garibaldi Biellesi per l’esito sostanzialmente positivo della battaglia traspare dalla relazione redatta il 6 febbraio 1945, pochi giorni dopo i fatti:

 

«Il 1° febbraio l’azione della Serra […] L’attacco veniva lanciato da est-sud e ovest (Broglina-Bessa-Mongrando), mentre altre forze nemiche si attestavano a nord sulla strada alta della Serra (Andrate-Donato). Intenzione evidente nemica: spingere i nostri reparti verso la montagna per farli annientare dalle forze colà in attesa.

Il piano è stato completamente sventato. Si è combattuto dalle 8 del mattino fino a sera e solo verso le ore 18 il nemico è riuscito a penetrare in Bornasco e Sala. Nella notte reparti della 75^ sono usciti di zona in ordine veramente magnifico. Non sappiamo del G.L.; la 76^ risulta in Val d’Aosta. Nostre perdite: un morto (Primula, Comandante del Btg. Vercelli della 75^ un vero eroe), un ferito grave del G.L. catturato dal nemico, quattro feriti leggeri della 75^. Perdite nemiche minime: 70/80 morti, moltissimi feriti, fu una vera entusiasmante battaglia manovrata i cui i nostri reparti furono superiori ad ogni elogio. Una grande giornata.

L’unico guaio il consumo delle munizioni. La popolazione locale ammirevole […] Il nemico rimase stupitissimo della resistenza incontrata e ancor più della misteriosa assoluta scomparsa notturna di tutti i “banditi”».

 

 

Galleria Fotografica

FONTI

 

  • Ambrosio Piero (a cura di), I notiziari della Gnr della provincia di Vercelli all'attenzione del duce
  • A.N.P.I. Vercelli (a cura di), Piero Camana "Primula" e i partigiani vercellesi alla battaglia di Sala Biellese, 2 febbraio 1945, Stamperia vercellese, Vercelli 1976
  • Bracco Cesarina, La staffetta partigiana, Leone&Griffa, Biella 2009
  • Ganni Carlo, Cara libertà: la Resistenza del partigiano “Gagno”, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, Vercellese e Valsesia, Varallo 2019
  • Germano Piero, La battaglia di Sala Biellese 1 febbraio 1945, in l'impegno, anno II n. 4, dicembre 1982
  • Poma Anello, Perona Gianni, La Resistenza nel Biellese, Libreria Vittorio Giovannacci, Biella 1978
  • Vaccino Giovanni Mario, Memoriale di vita partigiana dal marzo 1944 al maggio 1945, Centro Stampa Erregi, Milano 1990 
  • La battaglia partigiana di Sala 2 febbraio 1945, a cura dell'A.N.P.I. di Sala Biellese, [S.n.] [S.l.] 1976
  • Relazione del Comando raggruppamento divisioni Garibaldi biellesi, 6 marzo 1945, Fondazione Istituto Gramsci
  • Corbatti Sergio, Nava Marco, Sentire, pensare, volere. Storia della Legione SS italiana, Ritter, Milano 2001
  • Sandri Leonardo, Battaglione d'assalto "Pontida". Una documentazione, E-book, Milano 2019