LA BELLEZZA DELLA BURCINA

 

Riportiamo di seguito i passi più significativi dell’interessante riflessione di Giuseppe Cavallo a proposito della Burcina, della sua bellezza e del rapporto che intercorre tra il parco e i biellesi:

 

«Voler dire cosa è bello della Burcina certo non ci si trova mai imbarazzati.

 

È bello per esempio il brusco passaggio dalle vecchie case di Pollone, dall’ultima impressione della fabbrica che manda sulla strada il ritmo affannoso dei telai, […] al silenzio profondo dei primi viali, silenzio fatto di piccoli impercettibili rumori come il canto di un grillo, il frullio di due piccole ali svolazzanti, il fruscio lieve di una piccola foglia che cade …

 

Bello è, per esempio il vederti all’improvviso davanti, appena al termine di una curva, le tranquille acque di un azzurro laghetto […]

 

Bello è il tranquillo e il sereno aspetto alpestre della parte più alta della Burcina dove solitaria e grezza s’alza la torre quasi a sorvegliarti ed ammonirti. Belli sono indubbiamente i maestosi filari di liriodendri […] la infinita varietà di piante, il grandioso anfiteatro dei rododendri […]

 

Tutte cose belle, molto, molto belle indubbiamente.

 

Ma per chi riesce ad inquadrare con lo sguardo e con il sentimento in questa splendida tavolozza di colori la visione più ampia dei tetti delle case delle vicine borgate o della città sfumata nella trasparente nebbia della lontananza, per chi guardando tra l’intreccio dei rami e delle foglie riesce a vedere quei frammenti di cielo, lassù in alto, luminosi tra la scura cupola verde, per chi riesce a non rimpiangere, in tutta quella pace, la mancanza di bar, di locali da ballo, di sedie e di tavolini, ma riesce ad isolarsi dalle abituali preoccupazioni e a chiudersi in se stesso, il meraviglioso Parco assume una nuova potente bellezza colma di un profondo senso poetico.

 

Ed è forse questo particolare aspetto della Burcina che noi biellesi ancora non comprendiamo.

 

A forza di vederla, di frequentarla, perdiamo di essa il significato e l’aspetto più profondo.

 

La sfruttiamo per dare un fondale policromo ed armonico alle nostre fotografie di famiglia, la frequentiamo per trascorrere il week end tra il fresco degli alberi e per lasciare scorrazzare i bimbi con una certa tranquillità, la propagandiamo portandovi amici ed ospiti per gloriarci di possedere qualche cosa di bello, ma con tutto questo forse siamo gli unici a non capirla veramente.

 

Almeno fino a quando […] un amico, accompagnato là per caso, non ti fa aprire gli occhi e la mente con la sua stupita ammirazione. Allora comprendi veramente cosa sia la Burcina e te ne innamori nel profondo del cuore».

 

 

FONTI

 

  • Giuseppe Cavallo, Il Parco Comunale “F. Piacenza” alla Burcina, in Biella: rassegna mensile del comune e bollettino statistico, anno III, n.6 giugno 1965