"AD ONORE D'UN INFAME": LA COLONIA ALPINA "FRA DOLCINO"

 

Il 16 aprile 1908 in una stanza del palazzo comunale di Biella fu istituita la Commissione esecutiva per la costruzione della Colonia Alpina "Fra Dolcino": scopo dell’iniziativa era allestire una struttura in grado di accogliere i bambini poveri e ammalati dell’area biellese e di provvedere alle loro cure.

 

 

Nelle intenzioni dei promotori (tra i quali erano presenti figure di spicco del panorama politico e culturale biellese di quegli anni, come Umberto Savio, Basilio Garbaccio, Emanuele Sella) la colonia avrebbe dovuto usufruire di una struttura propria, realizzata alle pendici del monte Rubello, sul territorio del comune di Trivero; del progetto si erano già fatti carico gli architetti Charbonnet e Savio.

 

 

La notizia dell’avvenuta riunione e della delibera di provvedere all’istituzione della colonia provocò la durissima reazione del fronte cattolico-conservatore.

 

Nel periodo compreso tra la fine dell’Ottocento e i primi due decenni del Novecento lo scontro tra cattolici da una parte e socialisti e liberali dall’altra aveva raggiunto un livello molto alto: senza dilungarci troppo, ricordiamo le battaglie condotte dai socialisti e dal fronte anticlericale contro i maestri sacerdoti e contro l’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche, contro la presenza del crocifisso nelle aule, in favore delle cerimonie civili (battesimi, matrimoni e funerali celebrati senza il rito religioso) e le controversie sul ruolo della Chiesa nell’ambito della questione sociale.

 

 

La proposta di intitolare una colonia ad uno dei più acerrimi nemici della Chiesa, quel Fra Dolcino che aveva attaccato papa Bonifacio VIII e che nel 1307 era stato giustiziato con l’accusa di eresia, aveva quindi contribuito a rendere il clima ancor più rovente.

 

Nonostante la stampa liberale si affrettasse a precisare che l’iniziativa non aveva alcun risvolto anticlericale, "il Biellese" del 21 aprile 1908 pubblicò un editoriale molto polemico intitolato "Ad onore d’un infame ossia per la colonia fra Dolcino" in cui sottolineò il paradosso di intitolare una meritevole opera di beneficienza, la colonia appunto, «al frate ribelle, al sozzo uomo al barbaro devastatore delle loro [dei biellesi] terre […] Se l’impresa per sé è buona, la bandiera è scellerata, la bandiera è insanguinata di sangue biellese, del sangue versato da quel ferocissimo nelle scorrerie quotidiane».

 

 

Le forti riserve di parte cattolica non impedirono comunque che la colonia entrasse in funzione nell’estate del 1910 presso i locali delle scuole comunali di Crocemosso, messi a disposizione dal sindaco Annibale Canepa; essa mantenne la sua denominazione originale, Colonia Alpina "Fra Dolcino", fino al 1927, anno in cui le autorità fasciste, per motivi di convenienza politica legati alle trattative in corso con la Santa Sede, ne imposero la sostituzione con quella più innocua di Colonia Alpina "Pietro Micca".