25° ANNIVERSARIO A.C.I. BIELLA (25/09/1938)

(Articolo pubblicato su La Nuova Provincia di Biella del 01.12.2012)

 

All’inizio del Novecento il progressivo perfezionamento del motore a scoppio alimentato a benzina portò ad una rapida espansione del mercato dell’automobile in Europa e negli Stati Uniti.

 

Il nuovo mezzo di trasporto, inizialmente alla portata solo degli appartenenti alle classi più abbienti, fu in seguito protagonista di una diffusione sempre più di massa favorita da innovativi sistemi di organizzazione del lavoro che aumentavano la produttività e riducevano i costi (fu l’americano Henry Ford il primo a introdurre nei propri stabilimenti la catena di montaggio).

 

 

In Italia la produzione industriale di autoveicoli si identificò con la FIAT di Torino; e proprio nel capoluogo piemontese fu istituito alla fine dell’Ottocento il primo Automobile Club, che nel 1904 assunse la denominazione di Unione Automobilistica Italiana con il fine «di favorire lo sviluppo dell’automobilismo in Italia, di associare gli automobilisti e di organizzare soprattutto manifestazioni sportive».

 

A quella di Torino si affiancarono nel volgere di pochi anni le sezioni di Firenze e Venezia (1900), di Roma (1903), di Genova (1904), del Veneto, di Ferrara, di Napoli e di Bologna (1906), di Trieste (1907), di Palermo e della Sicilia (1913), di Ascoli Piceno (1914).

 

 

Anche il Biellese, territorio che per il suo notevole sviluppo industriale era particolarmente aperto alle novità in campo tecnologico, vide nascere il 16 febbraio 1913 la propria sezione dell’Automobile Club.

 

A darne notizia fu il giornale "La Tribuna Biellese", che commentò così l’iniziativa: «Domenica […] si è tenuta presso la Unione Sportiva Biellese la prima adunanza per formare una Sezione Automobilistica in seno all’Unione Sportiva Biellese […] Va data lode all’Unione Sportiva Biellese ed al prelodato presidente sig. Giuseppe Bona per la costituzione di questa sezione automobilistica, della quale la città nostra, non seconda a nessun’altra in proporzione del numero degli abitanti per il numero di automobili, non doveva essere priva».

 

Presidente del sodalizio automobilistico biellese, che annoverava all’incirca una trentina di soci, fu nominato Gregorio Vercellonebenemerito promotore, intelligente ed instancabile, anima del Club costituito») coadiuvato dai vice Angelo Mosca e Ettore Coda; malgrado gli auspici del giornale liberale – che invitò «i proprietari di automobili che ancora non [avevano] aderito a farlo ben presto, perché dal numero deriva la forza di associazioni di questo genere» – dovettero trascorrere alcuni mesi prima che la nuova associazione riuscisse ad organizzare la sua prima uscita pubblica, una gita al lago di Viverone alla quale presero parte una trentina di autovetture.

 

 

Alla generale sospensione, conseguente allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, di ogni attività sportiva e organizzativa da parte delle sezioni dell’A.C.I. sparse per tutta l’Italia, seguì a partire dagli anni Venti una notevole ripresa.

 

La sezione biellese del Reale Automobile Club d’Italia (denominazione assunta dall’associazione nel 1926, anno in cui fu trasformata in «ente morale» e ne fu assunto l’Alto Patronato da parte di Vittorio Emanuele III e di Mussolini), sotto le presidenze di Ettore Coda, Felice Becchio Galoppo e Adolfo Rivetti, fu protagonista di una serie di iniziative motoristiche che fecero balzare il Biellese agli onori delle cronache sportive nazionali: basti ricordare il Circuito automobilistico di Biella, che si disputò per due anni consecutivi (1934/35) nella città laniera, e la corsa in salita Biella – Oropa.

 

 

Nel 1938 i soci dell’Automobile Club di Biella superarono quota 1.300.

 

In quell’anno cadeva il 25° anniversario di fondazione della sezione e per celebrarlo degnamente il presidente Gian Maria Basini decise di organizzare per domenica 25 settembre una manifestazione articolata in due parti: raduno di auto in piazza Duomo al mattino, "giostra automobilistica a premi" allo stadio «Lamarmora» nel pomeriggio.

 

Quest’ultima in particolare rappresentava una novità assoluta per i biellesi: «Si tratta di una cosiddetta "gincana" – precisò "Il Popolo Biellese" – in cui l’abilità di guida dei concorrenti e delle concorrenti, perché vi saranno anche diverse signore e signorine, subisce un severo collaudo, senza tuttavia richiedere doti stilistiche eccezionali».

 

 

Il generale apprezzamento degli automobilisti biellesi per l’iniziativa del presidente Basini, che era stata sostenuta con convinzione anche dalla stampa locale, apparve evidente la mattina del 25 settembre: «Mai la piazza del Duomo – commentò "il Biellese" – aveva visto prima di domenica un così imponente ammassamento di macchine. Il raduno era fissato per le 9,45 ma molto tempo prima cominciano ad affluire le macchine che vengono allineate in bell’ordine di fronte al Duomo. Appositi incaricati del R.A.C.I. sotto la direzione dell’infaticabile rag. Elso Vercellone disciplinano questo ammassamento che si compie regolarmente e alle ore 10,30, quando sta per iniziarsi la funzione in Duomo ne contiamo più di trecento»; «Macchine di ogni genere sono convenute alla sagra di S. Cristoforo – aggiunse "Il Popolo Biellese" – macchine lussuose e macchine modeste; macchine di serie e ricchissime macchine fuori serie».

 

Dopo la Messa solenne celebrata dal can. Colombano in onore di San Cristoforo, patrono degli automobilisti, si procedette alla cerimonia di benedizione delle vetture allineate in buon ordine sulla piazza: a impartirla dal palco che era stato allestito sullo spiazzo antistante il Battistero, e sul quale avevano preso posto sia i dirigenti del R.A.C.I. sia le autorità cittadine capeggiate dal podestà Giuseppe Serralunga, fu il vescovo mons. Carlo Rossi.

 

Il presule biellese pronunciò poi un breve discorso in cui, pur riconoscendo «nei veloci veicoli l’anelito infaticato della umanità a divorare le distanze», osservò che «ben poca cosa sarebbe percorrere chilometri e chilometri sul minuscolo pianeta che ci ospita, se si dimenticassero le vie dello spirito, che fanno capo a Dio, Sovrano signore degli spazi».

 

 

Terminata la cerimonia intorno alle 12 e 30 gli automobilisti convenuti in piazza Duomo iniziarono a sfollare (non prima però di aver ricevuto in omaggio la targhetta commemorativa offerta dal Club), dirigendosi poi verso il Circolo Sociale dove era in programma il pranzo offerto dall’Automobile Club di Biella.

 

Il presidente Basini colse l’occasione per elogiare l’operato dei suoi predecessori Ettore Coda e Felice Becchio Galoppo (senza dimenticare Adolfo Rivetti e Gregorio Vercellone, che erano però assenti a causa di impegni inderogabili) ai quali consegnò il distintivo d’oro del R.A.C.I.

 

 

Il culmine della manifestazione si ebbe nel pomeriggio, con la "giostra automobilistica" allo stadio «Lamarmora».

 

Circa settemila spettatori presenziarono alla gara (l’ingresso era libero, ai soci del R.A.C.I e alle loro famiglie era stata riservata la tribuna centrale) che prese il via alle ore 15: «L’apertura del percorso è stata effettuata ad opera del sig. Franco Bocca su Lancia – Aprilia e subito il pubblico ha vivamente gustato – è la parola adatta – la singolarità della prova. Poi a mano a mano che i concorrenti si susseguivano sul percorso ed eseguivano o meno i giochi in programma, il pubblico applaudiva o sottolineava rumorosamente le infrazioni, specialmente quando queste erano troppo numerose» ("Il Popolo Biellese", 26/09/1938).

 

Dopo due ore e mezzo di spettacolo e divertimento furono decretati i vincitori: a trionfare nella categoria guidatori fu Guido Miglietti al volante della sua Fiat 1500, con il tempo di 4’33’’, mentre nella categoria guidatrici la vittoria andò a Laura Chiorino, su Fiat 1100, che completò il percorso in 6’41’’.

 

(Leggi anche La giostra automobilistica e Il "Gran Premio" delle auto a pedali)

 

 

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