IL DECENNALE DELLA LIBERAZIONE (24 APRILE 1955)

(Articolo pubblicato su La Nuova Provincia di Biella del 26.04.2014)

 

Il ricordo del 25 aprile, data senza dubbio fondamentale nella storia dell’Italia contemporanea, è stato ed è tuttora oggetto di sentimenti opposti e contrastanti.

 

La memoria della comune lotta che i partiti dell’arco costituzionale avevano condotto contro il nazifascismo fu in parte già offuscata dalle aspre contese che caratterizzarono la vita politica italiana nel quindicennio intercorso tra il 1945 e il 1960, alle quali non fu estraneo neppure il Biellese.

 

 

Le formazioni partigiane che avevano operato sul nostro territorio erano per la gran parte di ispirazione comunista (divisioni Garibaldi V e XII); fin dagli ultimi mesi di guerra il Pci aveva affiancato alla lotta armata contro tedeschi e fascisti una intensa azione di propaganda verso gli operai degli stabilimenti industriali della zona, suscitando i timori degli industriali e dei vertici della Chiesa locale.

 

Dopo un’iniziale fase di collaborazione tra il fronte popolare (comunisti e socialisti) e lo schieramento moderato (capeggiato dai democristiani), la radicalizzazione dello scontro politico seguita alle elezioni generali del 1948 non risparmiò neppure la Resistenza, diversamente interpretata dalle opposte fazioni; nel corso degli anni Cinquanta personaggi di spicco del movimento partigiano biellese furono chiamati a rispondere di fronte alla giustizia del proprio operato durante i venti mesi della guerra civile: il caso più noto fu quello di Francesco Moranino "Gemisto", commissario politico della XII divisione e in seguito parlamentare del Pci, il quale fu accusato di aver ordinato per motivi ideologici l’uccisione dei membri di una missione alleata (giudicato colpevole, fu condannato alla pena dell’ergastolo, alla quale si sottrasse riparando in Cecoslovacchia).

 

 

Nel 1955, in occasione del Decennale della Liberazione, gli opposti schieramenti diedero prova di voler superare le tensioni che contraddistinguevano la vita politica biellese per celebrare nel miglior modo l’importante ricorrenza; non mancarono certo le polemiche, ma nel complesso il risultato fu soddisfacente.

 

«Ricorre il 25 aprilescrisse "il Biellese" (08.04.1955) – il decimo anniversario della insurrezione del nord che segnò la fine della Repubblica di Salò e della resistenza tedesca in Italia. È una data gloriosa per quanti credono nel valore della lotta sostenuta, con indomito cuore, dai patrioti che preferirono alla resa ignominiosa il rischio ed alla passiva resistenza, la ribellione aperta, che spesso condusse i migliori davanti al plotone di esecuzione nazista o fascista»; il giornale cattolico, che fino a quel momento non aveva lesinato forti critiche al Partito comunista, preferì soprassedere sui motivi di divisione e insistere sul ricordo dei giorni nei quali «risuonavano i canti che per mesi e mesi affratellarono gli uomini di guardia sui monti, sui colli, fortezze inespugnabili di una italica passione» ("il Biellese", 26.04.1955).

 

Sul versante opposto, il "Corriere Biellese" auspicò che «il Decennale della Liberazione [fosse] non una rievocazione folcloristica o un richiamo sul tempo con accenni retorici, ma una cosa sentita, viva, palpitante come lo fu allora […]»; l’organo della federazione biellese del Partito socialista non riuscì peraltro ad evitare un accenno polemico: «Se a dieci anni di distanza dalla fine della guerra il disagio del popolo italiano è grande lo si deve al fatto che alcuni dei partiti [che componevano il Cln]  firmatari di quella mozione se ne sono dimenticati».

 

"Baita", il foglio della sezione biellese dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, diffidando il Comune dal «risolvere la celebrazione del Decennale in una delle solite stereotipate, retoriche manifestazioni ufficiali», auspicò che la ricorrenza coincidesse con la «riaffermazione degli ideali [di libertà e di giustizia] per i quali ieri sono caduti i giovani migliori in coscienza ed audacia».

 

 

Al di là di queste schermaglie, la commemorazione del Decennale della Liberazione fu contrassegnata da una serie di iniziative che dimostrarono la vitalità, l’intuito e la capacità organizzativa dei soggetti coinvolti.

 

Il primo atto delle celebrazioni fu l’apertura, sabato 23 aprile 1955, della Mostra di Disegno "Decennale della Resistenza" allestita nei sotterranei della palestra di piazza Curiel.

 

Promossa da Luciano Vernetti, segretario dell’Università popolare, e affidata alla direzione artistica di Sergio Colongo e Pippo Pozzi, la mostra constava di circa centocinquanta operefra le quali – commentò il "Corriere Biellese" – parecchie di notevole fattura e valore artistico») di pittori biellesi come Guido Mosca, Fulvio Platinetti, Celso Tempia, Armando Santi, Mariella Perino, Marisa Olivero, e di artisti di fama nazionale e internazionale quali Renato Guttuso, Giacomo Manzù, Agenore Fabbri, Tono Zancanaro, Mino Rosso, Aldo Carpi, Giovanni Cappelli e altri.

 

 

Domenica 24 aprile, ricorrenza della liberazione di Biella, si aprì con la messa solenne officiata in Duomo dal canonico Caneparo, il quale, scrisse "il Biellese" (26.04.1955) rivolse «patriottiche espressioni auspicando concordia negli anni e il mantenimento di una cristiana pace».

 

Nell’accennare alle autorità che avevano preso posto sui banchi della cattedrale, il giornale diretto da don Alessandro Cantono rimarcò l’assenza «dei capi partigiani e dei partigiani stessi dell’A.N.P.I., intervenuti in massa invece alla conferenza che il prof. avv. gr. uff. Arnaldo Bertola, docente di diritto ecclesiastico all’Università di Torino e padre di un eroico Caduto partigiano Medaglia d’Oro, ha tenuto a Palazzo Oropa»; tema della conferenza del prof. Bertola fu "Scopi e finalità del Centro Studi della Resistenza Biellese", istituto di recente fondazione che attraverso il reperimento di una vasta documentazione mirava ad «illustrare con la dovuta chiarezza il significato di un movimento la cui portata molti vorrebbero adombrare» ("Eco di Biella", 25.04.1955).

 

Oltre all’intero consiglio comunale, l’esposizione dell’accademico vercellese fu seguita con attenzione anche dall’on. Giuseppe Pella, il quale «accolto con visibile soddisfazione dai presenti [andò] poi a sedersi accanto all’oratore».

 

 

Nel pomeriggio ebbe luogo il tradizionale corteo lungo le vie della città, che fece tappa prima al monumento ai Caduti dei Giardini pubblici e poi in piazza Martiri della Libertà, dove tennero un comizio il dott. Marco de Meis, segretario nazionale della Federazione Italiana Associazioni Partigiane, e Giorgio Amendola, esponente di spicco del Pci: «Entrambi gli oratori si sono mantenuti su un piano corretto anche nei confronti degli avversari [fascisti], per i quali lo stesso Amendola ha riconosciuto certi episodi di valore […] Gran parte del discorso dell’on. Amendola […] è stata dedicata a sottolineare lo spirito unitario che, al di sopra dei partiti, caratterizzò la Resistenza: […] sarebbe oggi un grave errore voler attuare certe discriminazioni» ("Eco di Biella", 25.04.1955).

 

 

La Mostra di Disegno si chiuse il 2 maggio 1955, con un’affluenza di pubblico che "Baita" stimò attorno alle cinquemila persone.

 

Particolarmente interessante fu la conferenza sul tema "Arte e Resistenza" tenuta dal critico d’arte della RAI Raffaele De Grada, il quale espose i concetti dell’arte «che si richiama alla «Resistenza», dell’arte che si è sviluppata in opposizione all’astrattismo e ai movimenti futuristici favoriti dal fascismo come strumento di evasione dalla realtà» ("Baita", 02.05.1955).

 

La Giuria per l’assegnazione dei premi (della quale facevano parte, oltre a Pozzi, Colongo e De Grada, il prof. Felice Casorati, il comm. Ludovico Cartotti e i pittori Pietro Morando e Mario Penelope) conferì riconoscimenti a ventisei artisti e decretò l’acquisto delle loro opere per una cifra complessiva di 500.000 Lire.

 

 

Galleria Fotografica

Le fotografie provengono dall'archivio Lino Cremon, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella

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FONTI

 

  • Archivio di Stato di Vercelli, Fondo Prefettura di Vc, Gabinetto parte II, 1945 -1980
  • il Biellese, bisettimanale cattolico
  • Eco di Biella, bisettimanale indipendente
  • Corriere Biellese, supplemento pel Circondario di Biella al Grido del popolo
  • Vita Nuova, organo della Federazione biellese del Partito comunista italiano
  • Baita, l'informatore alpino
  • Mostra di Disegno "Decennale della Resistenza" (Biblioteca civica di Biella)