"LILI' MARLEEN" IN CONCERTO ALL'IMPERO (15/09/1942)

(Articolo pubblicato su La Nuova Provincia di Biella del 27.10.2012)

 

Settembre 1942. La terza estate di guerra volgeva al termine, e con essa stavano per dissolversi le illusorie speranze italo–tedesche di una vittoriosa conclusione del conflitto, ormai esteso su scala mondiale.

 

I mesi di giugno e luglio erano stati testimoni delle folgoranti avanzate della Wehrmacht in Russia e in Africa settentrionale.

 

Il fronte sovietico era stato sfondato nel settore meridionale e le divisioni tedesche (supportate anche dal contingente italiano, l’A.R.M.I.R.) in parte erano dilagate nel Caucaso e in parte avevano puntato verso la città di Stalingrado, sul fiume Volga; in Libia gli italo–tedeschi guidati da Rommel avevano riconquistato la Cirenaica e avevano costretto gli inglesi a ritirarsi in Egitto, fin sulla linea di El Alamein, a un centinaio di km da Il Cairo.

 

Quasi nessuno poteva allora immaginare che Stalingrado e El Alamein avrebbero rappresentato il limite massimo dell’espansione nazifascista.

 

 

I venti di guerra avevano soffiato anche sul Biellese, in quell’estate del ’42.

 

Alla fine di giugno il 53° reggimento fanteria, inquadrato nella divisione "Sforzesca", aveva infatti lasciato le caserme cittadine per essere inviato sul fronte russo: il reparto, che già aveva partecipato agli scontri con l’esercito francese nel giugno del 1940 e alla campagna di Grecia (gennaio – luglio 1941), era destinato ad essere schierato sul fronte del Don a copertura delle truppe tedesche impegnate nell’offensiva contro Stalingrado.

 

La partenza dei fanti del 53° era stata salutata dal bisettimanale fascista "Il Popolo Biellese" con i consueti toni retorici e trionfalistici: «I nostri soldati partono: e la città li saluta […] a bandiere spiegate […] I nostri soldati hanno veramente sentito il cuore di tutta la città e della sua gente fervida battere col loro cuore. Sorrisi di ragazzi, gesti cordiali di camerati, grida entusiaste di bimbo, applausi di folla, tutto diceva loro il nostro amore e la nostra fede. Sono partiti. Ritorneranno. Vittoriosi».

 

Il giornale diretto da Lino Bubani si era soffermato in particolare sugli spettacoli d’intrattenimento inscenati dal Dopolavoro e sulle distribuzioni di pacchi dono contenenti liquori e oggetti ricordo organizzate dal Fascio Femminile per i militari in partenza.

 

 

Non crediamo di sbagliare affermando che ufficiali e soldati del 53° avrebbero assistito con immenso piacere ad un’esibizione dal vivo di Lale Andersen (nome d’arte di Lieselotte Helene Berta Bunnenberg) ammaliante interprete del brano musicale "Lilì Marleen", una canzone «triste e lenta, orecchiabile, che oltre a suscitare struggenti nostalgie nei soldati tedeschi impegnati sui vari fronti, finì per piacere molto anche ai loro nemici entrando nel repertorio musicale di praticamente tutti gli eserciti in guerra» (Pietro Minoli).

 

Purtroppo per loro, però, quando "Il Popolo Biellese" annunciò sul numero del 7 settembre 1942 che la cantante tedesca avrebbe soggiornato per un breve periodo nel Biellese erano ormai trascorsi due mesi dalla partenza del reggimento.

 

 

La notizia – a giudicare dal commento del bisettimanale fascista – suscitò comunque l’interesse e la curiosità dei biellesi: «Sarà in questi giorni ospite della nostra città la cantante tedesca Lale Andersen, la creatrice di Lili Marleen. Chi non conosce questa canzone e la storia della sua diffusione?[…] La canzone, nata nei giorni queti della pace divenne improvvisamente la più diffusa canzone di questa guerra, anzi interprete di un momento della vita di guerra: quando a sera, il soldato volge il suo pensiero ai ricordi. E la creatrice di Lili […] è diventata per tutti ella stessa Lili. Tanto che dire Lale Andersen e dire Lili Marlen è la stessa cosa […] Noi ci auguriamo che […] Lale voglia anche a noi far sentire dalla sua voce diretta e con l’espressione del suo volto la toccante nostalgia di Lili Marleen che è nel cuore d’ogni soldato».

 

 

La Andersen, reduce da una serie di esibizioni per i soldati tedeschi feriti ricoverati nei convalescenziari della Liguria, fu ospite della famiglia Buratti alla villa della Malpenga di Vigliano, dove il conte Vittorio, la moglie Nene e una cerchia ristretta di amici furono i primi biellesi ad avere il privilegio di ascoltare la sua voce melodiosa.

 

"Illustrazione Biellese", a cui l’artista tedesca inviò una fotografia con dedica, descrisse così quella giornata: «Lale ha cantato […] nel castello del conte Buratti: un castello come quelli delle commedie di Niccodemi dove c’è sempre una castellana dal grande tratto, saloni sontuosi, un cardinale […] e molti artisti ospiti. Lale non poteva quel pomeriggio trovare più adatta atmosfera alla sua espressione artistica: proprio la "sua" scena quella. Il lungo suo abito fluttuava attorno al lucente piano, nella penombra del salone morbido di velluti severo di mobili gravi. E le sue canzoni, che Lale non canta ma esprime con un sussurro e figura con un gesto, svolavano attorno ai volti in ascolto, come confidenze di una buona amica: piccole storie raccontate al castello al second’atto di una commedia di Niccodemi».

 

 

La presenza a Biella di un’artista tanto famosa non poteva comunque non essere sfruttata per fini propagandistici.

 

La locale sottosezione dell’Istituto di Cultura Fascista organizzò una serata per celebrare l’amicizia e la solidarietà italo – tedesca e per l’occasione invitò la Andersen a presentare e a interpretare una selezione di canzoni popolari germaniche: «Questa notizia – scrisse "Il Popolo Biellese" – era attesa in città […] E farà contenti i molti ammiratori di Lale. Che noi tutti conosciamo, che tutti conoscono nel volto di Lili. Volto cui ciascuno ha dato particolari lineamenti: quelli della propria predilezione. Così che Lale Andersen è più che una cantante: è la immagine vivente di un sogno, un fantasma di nostalgia».

 

 

Alla manifestazione, che ebbe luogo martedì 15 settembre 1942 presso il cineteatro Impero, il pubblico biellese accorse in massa, «incapace – commentò il bisettimanale fascista – di potere essere contenut[o] nella pur spaziosa ed elegante sala di via Balbo [oggi via Gramsci]».

 

Notevole fu anche il numero delle personalità di rilievo presenti all’evento: il Console Generale di Germania a Torino Dirk von Langen, il fiduciario per il Piemonte del Partito Nazionalsocialista Tedesco Platte, il direttore dell’Accademia Italo – Germanica di Monaco a Torino prof. Scheffbuch, il prefetto di Vercelli Guido Sandonino, il segretario federale del P.N.F. Giuseppe Cabella, il colonnello dei Carabinieri Santoro, il presidente della sezione provinciale di Vercelli dell’Istituto di Cultura Fascista ing. Santino Greppi, oltre al podestà di Biella Giuseppe Serralunga, al segretario del Fascio Lino Bubani, alla segretaria del Fascio Femminile contessa Nene Buratti, al fiduciario per il Biellese dei Nazionalsocialisti Paolo Richter e ad altri rappresentanti delle istituzioni cittadine.

 

L’esibizione canora fu preceduta dalla proiezione di due documentari, uno italiano e uno tedesco, dedicati alla «titanica lotta sferrata sul fronte russo o ingaggiata sulle sabbie ardenti dell’Africa»; poi la parola passò alla musica.

 

 

Lale Andersen, accompagnata al piano dal maestro Friedrisch Pasche, si produsse nel suo repertorio di canzoni popolari tedesche «con quello squisito garbo che le [era] ormai universalmente riconosciuto», ricevendo ovviamente le ovazioni più calorose durante l’interpretazione di "Lilì Marleen" (cantata sia nella versione tedesca che in quella italiana).

 

 

Dopo il concerto la cantante, il maestro Pasche e gli altri ospiti tedeschi furono invitati a recarsi presso la sede del gruppo rionale fascista "Mario Gioda", dove fu loro offerto un cordiale ricevimento.

 

 

Qualche giorno dopo Lale Andersen lasciò Biella. "Illustrazione biellese", in conclusione dell’articolo a lei dedicato, scrisse: «Lale è partita, adesso: ha ripreso a camminare, dopo il breve riposo biellese, per portare in giro ancora, per il mondo che pare non sappia più sognare, il lieve sogno della sua Lilì».

 

 

Galleria Fotografica

Le fotografie provengono dall'archivio Cesare Valerio, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella

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FONTI