LA PRIMA CORSA NEL 1926

 

L’idea di collegare Oropa al lago del Mucrone per mezzo di una funivia risaliva agli anni Dieci del Novecento, ma si dovette attendere la conclusione della Prima guerra mondiale prima che il progetto potesse trovare compimento ad opera della ditta Zuegg&C. di Merano.

 

Alla cerimonia d’inaugurazione, che ebbe luogo nel tardo pomeriggio di martedì 14 settembre 1926, presero parte alcune tra le più importanti autorità civili e religiose del Biellese: il grand’uff. Corradino Sella (che della funivia era stato uno dei promotori), l’on. Vittorio Buratti con la moglie Nene Zanchi, il commissario straordinario del Comune di Biella gen. Franchi, il vescovo di Biella mons. Giovanni Garigliano, il rettore del Santuario can. Gromo, il presidente della sezione biellese del CAI Poma.

 

Tra gli invitati ci fu anche Germano Caselli, da pochi mesi alla guida de "il Biellese", il quale redasse poi un ampio resoconto della giornata.

 

Vivendo in un’epoca in cui «le cerimonie ufficiali erano più modeste di quelle attuali, e così al cronista in mancanza di nuda narrazione, non restava che affidarsi all’estro e alla fantasia», il futuro fondatore di "Eco di Biella" esordì con un efficace connubio di modernità e mitologia: «Un giocattolo pare, lassù, in alto, sospesa tra cielo e monte, la vetturetta che passa carica di passeggeri in una festa di bandiere e di applausi. Un giocattolo sì, ma che è la sintesi del più lontano sogno mitologico: la scalata dei titani. I titani? Poveri sognatori antichi che i colossi montani non sapevano veder vinti se non da uomini giganti, pari a pari alla montagna, formidabili e possenti, come le montagne terribili e bellissimi! Invece eccoli i titani: sono quei pichi ingegneri che oggi hanno abbandonato per un istante la fredda realtà del regolo calcolatore e delle formule algebriche per guardarsi negli occhi con un lume di commozione che viene su dall’anima con un sorriso di vittoria nel duro taglio della bocca. Al contrario del sogno antico hanno vinto l’infinitamente grande opponendogli l’infinitamente piccolo: sulla groppa della montagna selvaggia hanno lanciato una coppia di briglie di acciaio e s’è rinnovato il miracolo del primo uomo che audacemente balzò in groppa ad un cavallo: ancora una volta la materia piegò perché l’uomo fosse dominatore» ("il Biellese", 17.09.1926).